Non ha ceduto al pressing del PD l’amministratore delegato Luigi Marroni, testimone chiave dell’inchiesta Consip: le dimissioni non le ha presentate. Il Presidente Luigi Ferrara invece sì, ha lasciato e con lui l’altro membro del CdA della società controllata dal Tesoro, Marialaura Ferrigno. A questo punto decade l’intero Consiglio di Amministrazione. Hanno dunque giocato d’anticipo ed evitato al PD la prova dell’aula gli altissimi rappresentanti della società di Via Isonzo al centro della maxi inchiesta che ha diversi filoni, i più delicati a Roma. Per martedì al Senato era infatti in programma la discussione sulle mozioni, anche e soprattutto del PD, che avrebbero chiesto l’azzeramento dei vertici. Marroni rimane in carica con un compito: convocare entro otto giorni l’assemblea dei soci che dovrà nominare il nuovo Consiglio di Amministrazione della società. Proprio in questi giorni Ferrara era stato sentito come teste dai PM romani sulla fuga di notizie nell’indagine Consip. Marroni era già stato sentito per sette ore qualche settimana fa. Consip è al centro di un terremoto politico-giudiziario da tempo. Le pressioni attorno al maxi appalto FM4, la corruzione che ha portato in carcere l’imprenditore Alfredo Romeo, le fughe di notizie, poi i due ufficiali dei Carabinieri del NOE indagati. Luigi Marroni sentito per la prima volta dal PM di Napoli, Henry John Woodcock a dicembre scorso, è diventato il grande accusatore di più persone tra cui il Ministro Luca Lotti che ha sempre respinto ogni addebito. È un uomo accerchiato. Una cosa ha detto: “Mi stanno facendo fuori, io che sono l’unico non indagato”. Nessuno di coloro che risulta sotto inchiesta avrebbe invece per ora pensato alle dimissioni.