Con poco più di 14 ore di scarto tra Camera e Senato le due principali riforme in agenda fanno passi avanti decisivi. L'autonomia differenziata è legge e il premierato passa il suo primo step in Parlamento e pure per entrambi manca ancora molto prima che diventino una realtà operativa. Quanto al premierato, conclusa la prima tappa del suo percorso parlamentare, il disegno di legge costituzionale ha bisogno di altre tre letture a partire dalla prossima alla Camera e gli ultimi due, di questi passaggi parlamentari, da portare a termine con almeno la maggioranza assoluta. Che si arrivi al via libera con il si dei due terzi delle aule invece sembra un miraggio. E quindi appare scontato che si arriverà al referendum su quella che Giorgia Meloni ha definito la madre di tutte le riforme. Un referendum lo ricordiamo senza un quorum minimo di votanti; nel frattempo c'è da mettere a punto la nuova legge elettorale sarà indispensabile per regolare le elezioni del Parlamento e del Premier in base alla nuova architettura istituzionale. E andrà definito, per esempio, con quale soglia minima e se si prevederà o no il ballottaggio. Per quanto riguarda la neo legge sull'autonomia differenziata ci sono ancora dei nodi. Il punto sono i LEP. Livelli Essenziali di Prestazioni, filo rosso di tutto il pacchetto. Senza la loro definizione non potrà esserci il trasferimento delle competenze aggiuntive alle regioni. Questo di sicuro per le materie più corpose: dalla salute alla scuola per esempio. Il governo ha a disposizione fino a due anni di tempo perché, non solo, deve misurare il perimetro dei servizi da garantire su tutto il territorio nazionale, ma anche capire come finanziarli e non è un passaggio da poco. Nel frattempo anche qui incombe un referendum, già preannunciato dalle opposizioni, anche se in questo caso il quorum minimo di votanti ci sarebbe.