Sono ore di attesa, di riflessione, soprattutto di lavoro. Mario Draghi, alle prese con la difficile sfida della sintesi, da un lato il programma, dall'altro la squadra di Governo. Il confronto con il Quirinale è costante in queste ore i tempi restano però legati alle scelte del professore alle prese con la prospettiva stessa del suo esecutivo, che in pochi mesi dovrà affrontare prove che definire delicate è forse eufemistico. Recovery plan, confronto con l'Europa, piano vaccinale da accelerare. E poi le riforme necessarie ad accompagnare il piano da presentare a Bruxelles del fisco, della giustizia civile, della pubblica amministrazione, con sullo sfondo, ma non troppo, la bomba sociale che rischia di innescarsi con lo sblocco dei licenziamenti. Se tutti i tasselli dovessero comporsi e posizionarsi rapidamente già nelle prossime ore potrebbe salire al Colle per sciogliere la riserva, con il conseguente giuramento e successivo passaggio della campanellina a Palazzo Chigi. Entro fine settimana o al più tardi lunedì, indiscrezioni parlamentari vorrebbero quindi il voto di fiducia al Senato martedì, seguito da quello alla Camera. A questo punto, per metà della prossima settimana il Paese avrebbe il suo nuovo Governo in carica nel pieno delle sue funzioni. Ma se è vero che l'indicazione iniziale arrivata dal Capo dello Stato era quella di una rapida uscita dall'incertezza, è pur vero altresì che questa con l'arrivo di Draghi è una pagina nuova, al di fuori da ogni formula politica, per dirla con le parole del Presidente della Repubblica. Un Governo di alto profilo che richiede cautela, pragmatismo e soprattutto riservatezza e il tempo necessario.