Non solo un'analisi lucida, piuttosto una spinta alla ripresa etica ed economica. Una strada indicata, un percorso da seguire e al tempo stesso i rischi segnalati da evitare. Mario Draghi parla al meeting per l'amicizia tra i popoli, giunto alla sua quarantunesima edizione. Un'edizione speciale, un po' in presenza e un po' online in streaming. Cè il messaggio di saluto del Papa. "Siamo tutti nella stessa barca", dice il Pontefice. "Torniamo a stupirci per ripartire". Ci sono le parole del Presidente della Repubblica, che invita a cogliere il cambiamento come premessa "per il rilancio di un Paese che ha dato prova", spiega Sergio Mattarella, "di energie morali e civili". C'è la spinta di Mario Draghi, ospite d'eccezione per la giornata inaugurale. Un vero e proprio manifesto di rinascita il suo. I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più. I sussidi finiranno. Incalza su istruzione e formazione per la ripartenza, l'ex numero uno della Bce. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico. Ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza. Serve pragmatismo, saggezza, trasparenza, responsabilità, avverte. Esiste un debito buono, ma anche uno cattivo, difficilmente sostenibile sui mercati. Questo debito sarà sostenibile, continuerà cioè a essere comprato se utilizzato a fini produttivi. Ad esempio, investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca. Serve umiltà della classe dirigente, credibilità nelle scelte di politica economica e rapidità d'azione. È l'ora di agire dunque. Riforme profonde dell'esistente, regole europee e non solo, perché il mondo è già cambiato, e Draghi la strada l'ha indicata.