Nessuna lettera a Putin è partita dal Quirinale. Nessuna comunicazione dal Colle dopo la "scontata" vittoria. La notizia chiude una giornata di polemiche sulle parole pronunciate invece da Matteo Salvini, "quando un popolo vota ha sempre ragione", che hanno indignato l'opposizione e messo in difficoltà il governo. In serata è la premier Giorgia Meloni a rivendicare la chiarezza in politica estera dell'esecutivo e la coesione della maggioranza. Una presa di distanza c'era già stata da parte di Forza Italia, a rendere evidente la differenza fra le posizioni dei due vicepremier. "Quando un popolo vota ha sempre ragione, ovunque voti. Le elezioni fanno sempre bene, sia quando uno le vince che quando uno le perde. Quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e come fare meglio la prossima volta, ci sono state delle elezioni e quindi prendiamo alto del voto dei cittadini russi. Sperando che il 2024, aggiungo, sia l'anno della pace". "Sono elezioni che sono state caratterizzate da pressioni forti anche violente. Navalny è stato escluso dalle elezioni di fatto con un omicidio". Dalla Lega era già arrivata la precisazione: non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato. Ne prendiamo atto e lavoriamo per la fine della guerra e il ritorno alla pace. Ma le opposizioni ritrovano la sintonia nel sottolineare le distanze nel governo. "Queste posizioni rispetto alle quali Giorgia Meloni sta tacendo e continua a tacere minano la credibilità del nostro Paese. Poi non ci si può stupire se l'Italia non è più, diciamo, su una vicenda cruciale come quella della guerra in Ucraina nel vagone di testa dell'Europa". Da Bruxelles il Commissario al lavoro Nicolas Schmit, candidato dei socialisti europei per la guida della commissione incalza: le dichiarazioni di Salvini sul voto in Russia dimostrano, ancora una volta, che l'estrema destra è amica di Putin, dice, e di coloro che vogliono distruggere l'Europa.