Il 2024 è stato l'annus horribilis dei femminicidi. Una strage lunga 12 mesi: 109 donne uccise dal primo gennaio al 22 dicembre scorso, quasi una ogni tre giorni. Nel messaggio di fine anno, forte è stato il richiamo del Capo dello Stato su ciò che non deve accadere ancora. "Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime", ha detto Sergio Mattarella, "vogliamo e dobbiamo parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste". Il 2024 è stato anche l'anno di due sentenze che l'Italia, tutta, aspettava con una partecipazione e un dolore quasi famigliare. Perché tale è stato l'impatto sull'opinione pubblica da aver cambiato la percezione nei confronti di abusi e violenze. Il verdetto sul femminicidio di Giulia Tramontano è arrivato il 25 novembre scorso, proprio nella Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne, al termine di un processo durato 13 udienze. Ergastolo per il fidanzato ex barman, Alessandro Impagnatiello, che l'aveva uccisa senza pietà con 37 coltellate e, dopo aver tentato di bruciare il corpo per due volte, lo aveva nascosto in un intercapedine, dietro alcuni box, a poche centinaia di metri da casa. Lei, che era incinta di 7 mesi del loro bimbo Thiago. Il secondo, attesissimo verdetto è quello per il femminicidio di Giulia Cecchettin, assassinata con 75 coltellate nel novembre del 2023 dall'ex fidanzato Filippo Turetta, condannato all'ergastolo i primi giorni di dicembre. Una vicenda che ha segnato la storia italiana. Un viaggio nell'orrore che ha visto il ritrovamento del corpo coperto da sacchi neri vicino ad un lago, l'arresto di un ragazzo di buona famiglia, un processo lampo e l'enorme dignità di un padre, Gino Cecchettin, che ha trasformato un immenso dolore in un'altrettanto immenso impegno.