Di fronte al rischio di far impallinare la riforma della Giustizia da migliaia di emendamenti Mario Draghi ha sfoderato lo scudo della fiducia. Una mossa che certifica la determinazione del Premier di bypassare i mugugni che circolano dalle parti del MoVimento 5 Stelle, che in Commissione ha già messo sul tavolo un migliaio di emendamenti, e forse un modo per rintuzzare le critiche del CSM. La Ministra delle Politiche Giovanili Fabiana Dadone agita la minaccia delle dimissioni dei suoi colleghi grillini. Se non ci saranno miglioramenti alla riforma della Giustizia è una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte, avverte. La Guardasigilli Marta Cartabia ha ammesso che sono da prendere in seria considerazione le preoccupazioni di chi vuole evitare che in certe Corti d'Appello la mole pregressa di processi possa portare a troppe prescrizioni. La Ministra assicura che non smette di ascoltare e vagliare le ragioni di chi solleva critiche per mettere mano ai punti controversi. "La proposta di riforma, che come tutte è perfettibile, lo sapete, non è il mio temperamento incaponirmi su un'idea, so bene che tutte le leggi sono imperfette e tutte sono sempre riformabili, almeno in questo mondo. Ma quella riforma va guardata in tutta la sua interezza. Forse ci siamo un pò troppo appuntati su un singolo aspetto, che è correggibile". L'appuntamento è per il 30 luglio nell'aula di Montecitorio e lì la fiducia potrebbe essere posta sia in caso di rottura dei grillini sia in caso di accordo raggiunto in Commissione. Se i pentastellati rovesciassero il tavolo, per il PD ci sarebbe qualche imbarazzo ad approvare la riforma della Giustizia con Lega e Forza Italia, senza l'intesa con il MoVimento in corso di ristrutturazione con la cura ricostituente contiana. Il Capo del Governo non ha in nessun caso intenzione di tirare il freno a mano e a chi ha profetizzato migliaia di processi in fumo ha risposto: nessuno vuole sacche di impunità.