La sobrietà è qualcosa che uno si augura sempre quando si tratta di festeggiare. Il genitore si preoccupa che la festa dei 18 anni del figlio o della figlia sia sobria. Non vuole trovarsi un disastro in salotto, la polizia al citofono o, peggio, un'ambulanza al cancello. Forse non pronuncia la parola sobrietà, ma insomma il concetto è quello. La festa della liberazione non festeggia 18 anni ma 80. E lo fa in un momento triste, dopo una morte che ha provocato un lutto doloroso e un senso di smarrimento palpabile. Ci si aspetta, è giusto aspettarsi, che sia una celebrazione matura, vissuta in profondità per quello che significa. Liberazione è parola e concetto così profondo che accostargli quello di sobrietà pare poco adeguato. E così anche quest'anno, come, pare di ricordare, quasi ogni anno di questa che chiamiamo seconda Repubblica, il 25 aprile diventa motivo di polemica, di tensione, di separazione. Bisognerebbe invece dire, tutti e in modo chiaro, che la liberazione salva tutti. Ha salvato il 25 aprile di 80 anni fa e può salvare oggi. Ripensare al sacrificio che è costata la riconquista di una libertà che da allora, per mancanza di memoria o semplice dabbenaggine, abbiamo dato per scontato. Insieme ad altre cose che, a pensarci bene, ne sono premessa e conseguenza: la pace, la mancanza di guerra, la politica come servizio, il potere come possibilità, sempre temporanea, di fare il bene della comunità di riferimento. Il più delle volte, il concetto di antifascismo e di come lo si tratta è il centro delle polemiche del 25 aprile. Ignazio La Russa ha detto che è stato valore storicamente essenziale per il ritorno della libertà. Qualcuno penserà che non è ancora sufficiente. Certo, suona sobrio. Oggi forse bisogna pensare alla festa della liberazione non tanto come ricordo del passato ma piuttosto come giornata della prevenzione. Ricordare per prevenire. C'è un evidente ritorno dei potenti, nel mondo. E anche pericoloso, un senso di ammirazione per il potere da parte di chi ne ha poco o per nulla. Su questo ritorno e su questa ammirazione bisogna riflettere, ricordare e fare prevenzione. .