Tensione fisiologica, ma niente risse in Senato per il primo dei quattro voti che caratterizzano l'iter parlamentare delle leggi di riforma costituzionale. Il senatore a vita Monti dice che la riforma non serve per gli obiettivi pur condivisibili che si propone, fosse per la riforma non sarebbe lì a parlare. Calenda ironizza, non so niente di come si conquista il consenso, ma alla fine il premierato allontanerà ulteriormente i cittadini dalle urne. Biancofiore dice che il testo è stato migliorato dai lavori parlamentari e chela sinistra non ha portato uno straccio di proposta. La sinistra, in realtà, voleva il cancellierato alla tedesca, la sfiducia costruttiva e una nuova legge elettorale. La destra l'elezione diretta del Capo dello stato o del Presidente del consiglio a un certo punto è parso importare poco. La destra ha i voti e la sinistra no. Passa quindi il premierato senza mediazione sì, senza proposte alternative no. La volontà di non discutere, di non mediare, di andare allo scontro referendario è stata reciprocamente alimentata e nonostante manchino altri tre passaggi parlamentari che sono fatti per discutere, mediare lo sarà con tutta probabilità nei prossimi mesi. Pochi giorni fa l'incontro di pugilato di gruppo alla Camera dei Deputati ha offerto la scintilla all'opposizione di reimpossessarsi della piazza prodiana e quindi unitaria per antonomasia, Piazza Santi Apostoli. Più o meno piena nel giorno del primo sì al premierato, ma ancora una volta forse per sempre non unitaria. Calenda e Renzi votano no alla riforma, ma non vanno in piazza. A Calenda la piazza non piace e quelli di Italia viva volevano essere avvisati almeno, almeno un po' prima. All'opposizione sono tutti contro la riforma, ma non insieme. Forse la riforma non è poi così importante di sicuro non lo essere anche solo per una volta, uniti.