Lo scontro tra l’Italia e Bruxelles ora è ufficialmente aperto, messo nero su bianco con i chiarimenti alla manovra che la Commissione ha chiesto al nostro Governo. La lettera non ha neppure fatto in tempo ad arrivare, che subito da Palazzo Chigi è partito un fuoco di fila per dire che la manovra non cambia, ma soprattutto che se l’Europa non cambia modus operandi sarà il nostro Paese a prendere provvedimenti. L’avvertimento arriva direttamente dal Premier Renzi. L’Italia è pronta a mettere il veto sul bilancio UE del 2017 se i Paesi dell’Est non accoglieranno i migranti. Come dire, questa volta non possono esserci compromessi. Il Premier non nasconde il proprio disappunto su una missiva in cui si chiede conto dell’andamento del deficit e delle coperture: le regole sono state rispettate, abbiamo solo fatto valere le clausole previste per eventi eccezionali. Ma la complessità della partita si legge nell’immediato innalzamento dei toni: invece di aprire la bocca, aprano il portafogli. Non siamo più in condizione di reggere da soli questo flusso di migranti; abbiamo tempo sei mesi al massimo. Poi l’affondo: il meccanismo – 20 miliardi da mettere e 12 da prendere – non regge più; i contanti non passano dai muri e se tiri su un muro i soldi degli italiani te li scordi. Posizione a cui fa subito sponda il Ministro Padoan: senza migranti e terremoto il deficit sarebbe sotto il 2 per cento. È il gong di un match solo all’inizio, che arriva al termine di una giornata in cui le barricate di Goro hanno messo in luce un malessere con cui fare i conti. Lo stesso Renzi parla di situazione difficile da giudicare. l’Italia che conosco si fa in quattro per aiutare dodici donne e otto bambini. Ma al tempo stesso dice di comprendere, anche senza condividerla, la preoccupazione di una parte della popolazione.