Cinque governi in sette anni, maggioranze diverse, l'irruzione dei social sui partiti, la loro crisi d'identità, il ruolo del Parlamento da difendere come tempio della democrazia di fronte al leaderismo imperante, per non parlare della pandemia. Sergio Mattarella ha gestito con cura, delicatezza e fermezza un settennato tra i più difficili della storia repubblicana. Sale al Colle dopo anni di lontananza dalla politica, da Giudice Costituzionale. L'intuizione arriva dall'allora Premier Matteo Renzi che nel 2015 dopo gli anni di Napolitano evita il rischio di una nuova impasse istituzionale, ma dall'esecutivo guidato dal Segretario PD in poco tempo si passa a un nuovo Governo guidato da Paolo Gentiloni. Al seguito infatti del referendum che respinse il disegno di riforma costituzionale su cui si era speso in prima persona Renzi decide di dimettersi. Le cronache narrano di un confronto teso con il Capo dello Stato, che invece propendeva per una soluzione più meditata. Mattarella non cede alla richiesta di un ritorno alle urne senza una legge elettorale uguale per Camera e Senato. Le consultazioni, le sue prime, portano quindi alla nascita del Governo Gentiloni l'11 dicembre 2016, tra fibrillazioni politiche e tensioni con l'Europa sui migranti e crisi economica si giunge, 2018, alle elezioni con la vittoria dei 5 Stelle, ma senza una chiara maggioranza. Tocca quindi dar fondo a ogni energia, a ogni sforzo di pazienza e pragmatismo per trovare un'intesa. 88 giorni di colpi di scena, accuse, attacchi e interminabili consultazioni tengono a battesimo il Governo giallo-verde di Conte. Giorni segnati dal caso Savona, bocciato all'economia, l'irritazione di Lega e 5 Stelle e la richiesta di impeachment, poi ritirata da Di Maio. Ma la fermezza di Mattarella chiude il cerchio fino all'anno successivo quando Salvini fa saltare il banco e dai giallo-verdi si passa, nel pieno dell'estate, al Conte due a guida giallo-rossa. Arrivano però i terribili mesi della pandemia, l'esecutivo regge nel periodo più buio, ma si logora davanti alle enormi difficoltà e a Matterella non resta che giocare l'ultima carta, la più prestigiosa, Mario Draghi.