Nodo Mes, polemiche sulla ripartizione per Regione

30 giu 2020
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Da un lato l'attesa, non si sa quanto lunga, delle nuove risorse europee e il recovery fund, dall'altro la paura o la richiesta di altro deficit, cioè ulteriore scostamento di bilancio. È su queste posizioni che la politica tutta, si divide. Tradotto, servono soldi e subito perché l'autunno caldo dell'occupazione è alle porte, l'estate caldissima dei sussidi e del sostegno alle imprese è già nel vivo. Allora ecco che il dibattito sul famigerato Mes, su quella linea di credito immediatamente disponibile, seppur legata alla sola spesa sanitaria, si fa teso e divisivo. Già, perché al netto delle posizioni di merito gli schieramenti sono variegati, ma quello che forse è utile comprendere è la quantità di denaro che arriverebbe, l'indirizzo di spesa e la sua distribuzione sul territorio. Andiamo per ordine. Complessivamente gli strumenti per la ripresa messi a disposizione da Bruxelles sono molti. Il Mes cosiddetto leggero, ha una dotazione complessiva di 240 miliardi, dei quali 37 circa toccherebbero all'Italia. Certo si tratta di spesa per l'emergenza sanitaria, ma essendo di immediata erogazione consentirebbe un piano straordinario di interventi e di messa in sicurezza di tutto il sistema, generando un effetto volano su tutto l'indotto e soprattutto liberando le risorse interne per altri settori. Già, le risorse interne, perché fino ad ora in deficit il Governo ha già stanziato più di 80 miliardi in tutto, tra Cura Italia, rilancio e altri interventi e si appresta a un altro scostamento intorno ai 15 miliardi su cui infatti, punterebbero le forze politiche che temono il Mes, Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d'Italia. Vediamo però come sarebbero suddivise le risorse del meccanismo. Gira da giorni, tra commissioni parlamentari e ministeri, una bozza non ufficiale con una vera e propria mappa del riparto. Si vada da un Sud, apparentemente più penalizzato, a un Settentrione più dotato. Lombardia con oltre 6 miliardi, Veneto 3, Piemonte ed Emilia Romagna con 2,7. Al centro, Lazio con 3,5, Toscana con 2,3 mentre al Sud si va dai 2,7 della Campania ai 2,4 della Puglia, ai 3 della Sicilia, passando per il miliardo e poco più della Calabria e 350 milioni della Basilicata. Non mancano le polemiche. Se è così ricorreremo alla Consulta, avverte il presidente campano De Luca, che lamenta una distribuzione iniqua rispetto a quella già penalizzante dei fondi ordinari nazionali. Di sicuro alla gran parte dei governatori, indipendentemente dagli schieramenti politici, il veneto Zaia ne è un esempio, quelle risorse fanno più che comodo.

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