La direzione del Partito Democratico e la pubblicazione delle motivazioni della sentenza con cui la Consulta ha riscritto l’Italicum rimetteranno in moto la legge elettorale tra una settimana o poco più, in tempo per l’appuntamento con l’Aula della Camera fissato per il 27 febbraio. Lunedì prossimo toccherà ai vertici PD, con Matteo Renzi, fare chiarezza sul modello da proporre e sugli scenari conseguenti, a cominciare dalla data del voto con la richiesta di primarie o congresso avanzata dalla minoranza. “Siamo pronti a qualsiasi confronto che sia rispettoso delle regole e dello statuto” chiarisce il Segretario. “Gli elettori non meritano la polemica continua, le minacce di scissione, la lotta costante di chi ogni giorno spara a zero”. L’ultima proposta sulla legge elettorale l’ha messa sul tavolo il ministro Dario Franceschini e sembrava poter ricompattare il partito, perché l’assegnazione del premio di maggioranza alla coalizione piuttosto che alla lista che supera il 40 per cento non dispiace ai bersaniani. Sembrava, perché a bocciarla è invece Matteo Orfini: “Tornare alle coalizioni significa negare alla radice le ragioni per cui è nato il PD”. Disponibili al confronto i centristi e Forza Italia, del tutto contrari i 5 Stelle. “Se daranno davvero il premio alla coalizione – ragiona Luigi Di Maio – sarà un grande regalo perché dimostreranno che vogliono fare un accordo contro di noi”.