Via libera o bocciatura entro 70 giorni e voto a data certa di provvedimenti che il Governo considera essenziali per l’attuazione del suo programma. Disciplinato dal nuovo articolo 72 della Carta costituzionale, prevede per l’Esecutivo la possibilità di richiedere al Parlamento una via preferenziale per l’esame di un disegno di legge considerato importante. Il Parlamento dovrà approvarlo o respingerlo entro 70 giorni. La riforma ha l’obiettivo di regolamentare l’iniziativa legislativa del Governo. Come conseguenza, dovrebbe esserci una limitazione dell’abuso dei decreti-legge, cui troppo spesso negli ultimi decenni i Governi hanno fatto ricorso per trovare una scorciatoia ai tempi lunghi degli iter parlamentari. I decreti hanno infatti un effetto immediato e devono essere convertiti in legge entro 60 giorni. Dal 2008 a oggi, le ultime due legislature, sono stati emanati dai quattro Governi che si sono succeduti (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) 197 decreti, in media, due decreti-legge ogni mese, contraddicendo così la loro natura: essere usati solo in casi straordinari di necessità e urgenza. Con i disegni di legge a data certa, si centrano altri due obiettivi: la trasparenza del processo decisionale e la certezza del diritto. Con i decreti-legge il Parlamento, i cittadini, le imprese vengono a conoscenza dei contenuti di un particolare provvedimento a cose fatte. Non appena viene approvato dal Governo e firmato dal Presidente della Repubblica, il decreto produce subito effetti giuridici. Solo dopo il Parlamento lo può discutere e modificare, con la conseguenza che per due mesi è possibile che resti in vigore una norma destinata poi a essere modificata. Situazione che crea e ha creato una grande incertezza del diritto.