Tira dritto per la sua strada, Matteo Renzi. Una campagna senza sosta, la sua, da nord a sud, così come quella del Movimento 5 Stelle e di tutto il fronte del “no”, sempre più agguerrito. Un confronto che, a due settimane dal voto del 4 dicembre, si inasprisce sempre più, con il Presidente del Consiglio che vede una partita aperta, tutta da giocare, per convincere gli indecisi, decisivi per l’esito finale. Il “sì” vince se a votare va il 60 per cento degli elettori, spiega il Capo del Governo e Segretario del PD, che non risparmia bordate alle opposizioni, ma anche all’interno del suo stesso partito. “Siamo a un passo dal poter guidare il cambiamento in Europa. Il referendum è decisivo per questo. È decisivo. Se noi, invece, usciamo con l’ennesima accozzaglia di tutti contro soltanto una persona o un’idea, senza un ragionamento alternativo... Voi ve li vedete Monti e Salvini a fare una controproposta insieme?”. Placa la platea che grida, bissando, il “fuori, fuori” di leopoldiana memoria e che tante polemiche aveva suscitato tra i democratici. Spiega che in queste due restanti settimane si può scrivere la storia o rimpiangerla. C’è chi, poi, come il ministro Boschi, non fa mistero di un pensiero ricorrente: qualcuno usa il referendum come se fosse un congresso. La replica è immediata. Roberto Speranza, esponente della minoranza PD, parla della solita arroganza, replica che arriva, però, anche dal centrodestra con Matteo Salvini, che invita Renzi a guardare in casa sua. Se vince il “no”, dice, come Fratelli d’Italia, si vada subito al voto. “Io sono pronto”, avverte il leader della Lega. Fronte del “no” sempre più agguerrito, con un unico obiettivo, ma con diverse strategie. Silvio Berlusconi invita ancora una volta gli elettori a recarsi alle urne e a votare “no” a una riforma sbagliata. Fronte del “no” che chiama in causa l’Agcom sulla par condicio. Fronte del “no” che vede Sinistra Italiana criticare una riforma che – si spiega – rende i cittadini più deboli. Senza sosta anche il “treno tour” dei 5 Stelle, che parlano di classe politica che sta morendo e che vuole riciclarsi, con Luigi Di Maio che sfida apertamente Renzi a un confronto a due. “Io su questi temi vorrei confrontarmi con il Presidente del Consiglio dei ministri, il quale scappa. Questo è il Presidente del Consiglio dei ministri che non ha il coraggio di confrontarsi con la prima forza politica del Paese, che lo porterebbe a dover ammettere che la sua riforma toglie il diritto ai cittadini di votare il Senato”. Un confronto senza esclusione di colpi.























