L'assoluzione di Matteo Salvini gonfia le vele di chi nel Governo vuole mettere il turbo alla riforma della Giustizia, è proprio il leader della Lega a voler capitalizzare politicamente la sua vicenda giudiziaria, la responsabilità civile dei giudici che sbagliano e ne devono rispondere personalmente, la separazione delle carriere servono non a Matteo Salvini ma a 60 milioni di Italiani, ora più che mai è urgente la riforma della Giustizia, avverte. Intercettato dai cronisti a Milano per un evento in piazza il vicepremier fa balenare l'idea di un suo ritorno al Viminale a dispetto delle parole di Giorgia Meloni che ha ribadito che Piantedosi non si muove. "Agli Interni c'è un amico, c'è una persona che ha la mia amicizia e la mia fiducia come Matteo Piantedosi, se qualcuno in passato poteva dire Salvini non può andare agli interni perché c'è un processo in corso sulla sua condotta da ministro adesso quest'alibi non c'è più, però in questo momento sto bene dove sto, e poi parlerò con Giorgia, parlerò con Matteo." A schiacciare sull'acceleratore della riforma è anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio con la Camera che sarà chiamata a votarla dopo la pausa di Natale. Sicuramente la riforma della Giustizia è quella che ha più possibilità di arrivare in fondo e nei tempi più rapidi. Per l'Associazione Nazionale Magistrati la separazione delle carriere è un falso problema. "Lo sciopero non è condizionato da queste ultime vicende era una decisione che potrà essere effettivamente attuata insieme a tante altre iniziative, per far comprendere, per parlare è un modo per comunicare e far comprendere la serietà in senso negativo di questa riforma, non dipende da questa ultima, da quello che stiamo ascoltando adesso in seguito a questo processo, è qualcosa che noi abbiamo detto prima perché seriamente preoccupati per questa riforma." L'opposizione sulla separazione delle carriere è divisa, per Italia Viva e Azione è una modifica utile mentre per il PD è solo una ritorsione del centrodestra contro le toghe, con il Movimento 5 Stelle che l'ha già definita: "il corollario di una svolta autoritaria.".