Sono 30, 30 anni fa nel 1994 il primo storico Gay Pride nazionale, da allora ogni anno si ripete una manifestazione multietnica, variopinta e coraggiosa. "30anni di orgoglio" è lo slogan scelto a ricordare la strada percorsa e quella ancora da percorrere. "È una giornata di orgoglio, è una giornata di lotta per i diritti di tutto e tutti contro ogni tipo di discriminazione. In questo anno e mezzo di Governo Meloni sono riusciti a fare scivolare l'Italia alla 36esima posizione su 48, sui diritti LGBTQ+, non lo accettiamo". "Questa è una grande sfida, è una sfida per il Paese che vogliamo. Una società più giusta, equa e che ci riconosca come cittadini di serie A, come tutti gli altri". Il Pride come esercizio di resistenza, rifiuto di arretrare, di lasciare spazio a intolleranza, ignoranza, odio, l'impegno per i diritti e l'inclusione diventa più forte in un momento storico in cui molti sentono che lo spazio si va restringendo. "Bisogna ancora lottare, perché non abbiamo ancora tutti i diritti, non abbiamo ancora fatto quei passi avanti necessari finalmente a superare tutte le discriminazioni legislative, sociali, culturali e quindi il Pride, come sempre, è una festa, ma è anche una lotta". "In Italia abbiamo un Governo e una maggioranza che sta sdoganando l'omofobia di Stato, questo lo vediamo nelle affermazioni, negli atteggiamenti, nella cultura politica, ma anche in alcuni provvedimenti come la legge per il reato universale sulla gestazione per altri". Manca la comunità ebraica per motivi di sicurezza, ma c'è una comunità che unità affronta sfide e attacchi, una comunità a cui dicono si nega il diritto di esistere, con strumenti giuridici definiti da medioevo. "Noi siamo qui perché oggi più che mai c'è bisogno di portare invece l'Italia più avanti e non farla scivolare verso una democratura, come stanno facendo".