Sempre rispedite al mittente le richieste di dimissioni inoltrate ai componenti del collegio direttivo del Garante della privacy, scaturite da un'inchiesta di Report, su potenziali conflitti di interesse ignorate fino ad ora. Alla fine però un passo indietro c'è stato, quello di Angelo Fanizza, Segretario Generale, al vertice della macchina amministrativa dell'autorità. La motivazione, secondo indiscrezioni, starebbe, proprio ed è paradossale, in un tentativo di violazione della privacy, perché il dimissionario Fanizza ha chiesto al dirigente della sicurezza informatica di provvedere all'estrazione della posta elettronica, degli accessi VPN, degli accessi alle cartelle condivise, degli spazi di rete condivisi, dei sistemi documentali e dei sistemi di sicurezza. Informazioni da recuperare attraverso i computer di circa 200 dipendenti dell'autorità per la protezione dei dati personali. Tutto ciò, evidentemente, allo scopo di individuare la talpa che ha permesso la diffusione delle informazioni e della corrispondenza interna. Tutto ciò in palese violazione della privacy. E che la richiesta sia reale è emerso da un comunicato del garante stesso in cui il Consiglio direttivo ha preso le distanze dall'iniziativa. La scelta di lasciare l'incarico è arrivata dopo che l'assemblea dei dipendenti aveva chiesto all'unanimità le dimissioni dell'intero collegio. Fanizza, magistrato al Tar del Lazio, era al garante da poco più di un mese. Non ha motivato le dimissioni, ma è evidente che dopo la netta presa di posizione dell'assemblea restare sarebbe stato molto complicato. .























