Tim, Vivendi: offerta Kkr insufficiente. Governo attende

22 nov 2021
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Il mercato brinda, il governo prende tempo e i soci francesi, di maggioranza, frenano. E' su questi tre assi che si gioca la partita sul controllo di Tim l' OPA Offerta Pubblica di Acquisto da parte del fondo americano KKR che gestisce circa 400 miliardi di dollari e che sarebbe disposto a spenderne 11 per prendere tutta Telecom Italia, non verrebbe infatti ritenuta sufficiente dal primo socio di Tim Vivendi il gigante francese dei media guidato dal finanziere Vincent Bollorè. I risvolti dell' operazione appaiono complessi, anche alla luce della decisione dell'esecutivo di dar vita a un super comitato che, in settimana, si riunirà per affrontare il destino della maggiore infrastruttura tecnologica del Paese e colosso da 40 mila dipendenti. TIM possiede la parte più rilevante di ripetitori e cavi della penisola ed è un asset cruciale per le comunicazioni che potrebbe rivestire un ruolo centrale nei progetti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa. Non a caso è soggetta ai poteri speciali nel cosiddetto Golden Power che consente allo Stato un intervento diretto in settori strategici. E non a caso politica e istituzioni guardano con estrema attenzione all'evoluzione della vicenda. Dal governo, per ora, si registra cautela uno sguardo vigile su quelle che potrebbero essere le ricadute occupazionali, ma al tempo stesso nessuna ostilità o preclusione nei controlli dell'operazione, perché tale interesse rappresenterebbe, si lascia intendere, un buon segno per un paese, cioè che torna a essere appetibile per gli investitori. Restano prioritari la difesa dell'occupazione, la centralità strategica della rete, dalla Lega Salvini avverte a TIM serve un piano industriale che valorizzi e rafforzi l'azienda, non operazione finanziaria che rischia di portare ad uno spezzatino di una realtà così importante per il paese. Il leader del Carroccio che auspica un ricambio ai vertici del gruppo. I 5 Stelle chiedono di vigilare sui livelli occupazionali e il PD chiede al governo di guardare ad una rete unica sotto il controllo pubblico, per il segretario della CGIL Landini su un settore così strategico non si può cedere alle logiche di mercato e tutto il fronte sindacale si mobilita con l'obiettivo di un richiamo a politica e soci.

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