Vertice di governo su manovra, tensione Pd-M5S

30 set 2019
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È il primo palese momento di tensione nella maggioranza e cade alla vigilia dell'approvazione in Consiglio dei Ministri della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza che definirà i contorni della manovra. Un vertice notturno a Palazzo Chigi vede seduti al tavolo, col premier Conte, i protagonisti di un ruvido botta e risposta a distanza, Luigi Di Maio e Dario Franceschini. È il capo politico dei 5 stelle a tracciare i confini della prossima legge di bilancio, nessun aumento dell'IVA di nessuna aliquota. Escluse, insomma, ipotesi di rimodulazioni selettive per reperire risorse. Linea condivisa anche da Renzi e il via libera al salario minimo, una priorità per i 5 Stelle, come la riforma della giustizia e il taglio dei parlamentari, diversamente dallo ius culturae, la legge sulla cittadinanza. Toni troppo ultimativi per il PD, posizioni che impegnano il Movimento, ma di certo non l'intera maggioranza, avverte il capo delegazione Franceschini. Quattro ore di riunione, presenti anche il Ministro dell'economia Roberto Gualtieri, Roberto Speranza per Leu, la renziana Teresa Bellanova, il sottosegretario Riccardo Fraccaro, non bastano a riavvicinare le posizioni. Si lavorerà tutto il giorno per far quadrare i conti o il conto del Papeete, come lo chiama il Ministro Gualtieri con riferimento a Salvini. Sul piatto una manovra da circa 30 miliardi 23 solo per scongiurare l'aumento dell'IVA, con l'asticella del deficit che potrebbe alla fine fermarsi al 2,2%.

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