Chi decide cosa? Dopo il sottosegretario era l'ultimo passaggio per la formazione del governo Draghi chiarire le competenze e il perimetro dei ministeri ridisegnati o ricreati dal premier con dicasteri che avranno un ruolo chiave nella governance del recovery plan, in capo al ministro dell'economia Daniele Franco, quelli della transizione ambientale fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle, della transizione digitale, delle infrastrutture e trasporti e del turismo. Ministeri che in maniera trasversale, grazie all'istituzione di comitati interministeriali, decideranno come e dove investire la gran parte dei miliardi dei fondi europei. Dunque un potere immenso. Il ministero della transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani, assorbirà tutte le materie dell'ambiente ed alcune dello sviluppo economico: la tutela dell'ambiente, il contrasto ai cambiamenti climatici, lo sviluppo sostenibile, con la ridefinizione della politica energetica attraverso nuovi piani di emissioni nei trasporti. Ambiti connessi e interdipendenti in linea con la direzione indicata da Bruxelles. Il decreto approvato istituisce il ministero del turismo, guidato da Massimo Garavaglia, che acquisisce competenze di quello dei beni culturali e quello della transizione digitale, guidato dall'ex manager Vodafone Vittorio Colao, che coordinerà l'azione del governo nell'innovazione tecnologica, nell'attuazione dell'agenda digitale, la strategia della banda ultra larga, la digitalizzazione della pubblica amministrazione. In generale la transizione digitale dell'Italia in ambito pubblico ma anche privato. Da qui le sinergie per una strategia coordinata nazionale sia con il ministero della pubblica amministrazione che con lo sviluppo economico e della salute.