Il Governo ha abolito i voucher con un decreto che andrà convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni. E con le parole del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Delrio, difende questa sua scelta, sottolineando quella che definisce la degenerazione dell’uso che se ne è fatto. Si aprono però adesso una serie di fronti non facili. Intanto, all’improvviso c’è un vuoto normativo, che andrà rapidamente colmato, perché chi finora ha pagato i lavoretti saltuari coi voucher ora non sa come farlo. Qualsiasi cosa il Governo o il Parlamento studino di alternativo, o sarà sempre un voucher sotto diverso nome, cioè un semplice buono che corrisponde al denaro, e la CGIL, vera vincitrice di questa partita ha già avvertito che starà in guardia finché non vedrà la legge approvata; o sarà comunque, per quanto piccola, una forma contrattuale, con tutti gli oneri annessi e connessi per imprese, aziende ed eventualmente anche famiglie. Ecco perché tutte le associazioni di categoria sono estremamente critiche, ma stavolta anche CISL e UIL. E poi, a parte la stroncatura totale della decisione del Governo da parte di tutto il centrodestra all’opposizione, si fa forte il malumore di Area popolare, che è in maggioranza. Il Presidente della Commissione lavoro del Senato, Sacconi, ha già avvertito: “questo decreto va bocciato, fa tornare alla grande il lavoro nero”. Soddisfatto invece il suo collega alla Camera, Cesare Damiano, del Partito democratico. Resta il fatto che la decisione di abolire del tutto nel 2018 i voucher annulla lo spauracchio, per il Governo, del referendum messo in campo dalla CGIL, che per quanto li abbia usati a sua volta per pagare suoi volontari pensionati, li ha definiti l’ultima frontiera del precariato.