"L'ho fatto innanzitutto, l'abbiamo fatto, l'ho scritto con Francesco Piccolo e Laura Paolucci, fedeli, abbiamo voluto essere fedeli. Fare quel libro e che fosse al 100% il libro di Sandro, e al 100% un film mio, è questa la grande sfida. Ho abitato, diciamo, tutte le scene, i personaggi, come se li avessi scritti io, e mi sono fatta portare da quello. Poi naturalmente c'è stato un grande impegno di regia, questa è la cosa tecnica, no? Perché io penso che i registi, sì sono autori, sì, però devo essere anche dei bravi artigiani, devono saper fare i mobili che stiano in piedi, le sedie che sono comode e quindi mi sono messa lì con la mazza e l'incudine, a smazzare per far stare questo film in piedi in tutta la sua complessità narrativa con quattro piani temporali. Io ho voluto fare un unico film, un'unica storia, attraverso le epoche e ho lasciato lo spettatore che si raccapezzasse da solo, mi piace sempre lasciare dei fili a penzoloni per farli annodare allo spettatore. Trovo veramente noiosi quel film che dicono sempre tutto, tutto, tutto, allo spettatore, non gli lasciano nessuna possibilità di interagire con quello che stanno vedendo riflettere, pensare, fare un salto in avanti, un salto indietro, cioè i film sono materia viva".