Si chiama Nour ed è Siriana, però non credo che i genitori siano qui. Hanno tutti paura perché...credo che sia anche legittimo averla. Nel senso che, come dire... è un mare pericoloso, non soltanto quel mare lì, è un mare pericoloso quello in cui ci muoviamo, nel senso che la paura porta all'ostilità, l'ostilità viene immediatamente etichettata come come razzismo, come come feroce negazione dell'altro e così via. Non è così semplice. Magari fosse così semplice. Io ho rispetto di chi ha paura, ho rispetto di chi ha paura perché, come dicono i grandi, soltanto gli uomini coraggiosi hanno paura, altrimenti diventano degli imprudenti. Io credo che l'esperienza di quest'uomo adulto, di questo medico, che ha, come dire, nella natura stessa del suo mestiere, la vocazione a proteggere e a salvare, forse quel personaggio, quel Pietro lì, ha anche fatto un percorso per capire la sua inadeguatezza di padre, di adulto che sta stare e non sa stare accanto all'infelicità di un'adolescente, in qualche modo e questo è un altro tema, altrettanto interessante in qualche modo, no? Perché Pietro è un orfano, in qualche misura, come è un orfano Nour. Sono tutti orfani davanti a quel mare lì, in qualche misura, no? E allora lungo è sempre una lezione reciproca che si ottiene dalla vita. Sembra che l'adulto aiuti la bambina, ma la bambina insegna molto, come come ci insegna il mondo inconsulto, certe volte problematico, inquieto e inquietante dell'adolescenza. Ho visto di tutto qui a Lampedusa, quei poveracci non hanno niente.