Premi Cesar, trionfa Polanski tra le proteste femministe

29 feb 2020
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È finita come era cominciata, tra l'indignazione generale. Il César, Roman Polanski per la regia di "J'accuse" ha provocato urla e fischi, con l'attrice Adèle Haenel diventata simbolo del nuovo me too francese che ha abbandonato la salle Pleyel, al grido di "vergogna". Il regista franco polacco, che oggi ha 86 anni, non era presente alla cerimonia di consegna del premio, considerato una sorta di equivalente francese dell'Oscar. Preso di mira dalle contestazioni delle femministe di Francia per le numerose accuse di violenze sessuali contro di lui, ha preferito disertare la cerimonia parigina, così come hanno fatto tutta la produzione e il cast del film. Le polemiche della vigilia per le 12 nomination ottenute dal suo film hanno accompagnato l'edizione di quest'anno e scosso nel profondo l'intero apparato del cinema d'oltralpe. Al punto che la direzione del premio César ha dovuto dimettersi in blocco. Roman Polanski, da anni ricercato dalla giustizia statunitense, a suo carico c'è un procedimento per corruzione di minore, per fatti che risalgono al 1977. Di recente lo stesso Polanski è stato nuovamente accusato di violenze sessuali, a farlo è stata la fotografa francese Valentine Monnier che sostiene di essere stata picchiata e violentata in Svizzera nel 1975 quando era appena diciottenne. Altre donne hanno accusato il cineasta di violenza, reati che oggi risultano prescritti.

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