Per cominciare a raccontare il salone del libro di Torino, partiamo da una delle novità di questa 34esima edizione: il bosco degli scrittori. Questo spazio verde riservato per incontri, dibattiti in cui convivono libri piante, arbusti e alberi. Un segnale forte alla sostenibilità e all'ambiente; traccia, peraltro, della Lectio Magistralis dello scrittore indiano Amitav Ghosh che ha inaugurato il salone quest'anno. Un salone con numeri da record: più di 1000 editori, grandi e piccoli, 1400 eventi, qui al Lingotto nei 5 giorni della manifestazione fino al 23 maggio, più altri 450 sparsi in città. É un padiglione, l'Arena bookstock dedicato interamente ai ragazzi. Il salone del libro è sempre imperdibile, non solo per i grandissimi ospiti che da tutto il mondo, alcuni delle menti più brillanti sparsi in giro per il mondo poi si ritrovano per 5 giorni a Torino, facendone di fatto la capitale mondiale della cultura in quei giorni, ma soprattutto perché si ritrova al salone la comunità: cioè non è pubblico, è una comunità: una cosa un pochettino diversa. Cuori selvaggi. Cosa significa? Significa cuori luminosi e pensieri audaci per provare ad immaginare un futuro migliore del presente che stiamo vivendo. Un presente di guerra a cui il salone contrappone la casa della pace perché la cultura sia incontro e ponte che avvicina le comunità. L'antidoto principale contro gli odi e le guerre è la conoscenza reciproca, il rispetto reciproco, e i libri aiutano a questo. Libri anche di poesia, come quello curato da un Jovanotti che qui al Salone conosciamo anche in un'altra veste: come curatore insieme a Nicola Crocetti di un'antologia di grandi autori di tutti i tempi. Poesie da spiaggia: il pane ha fatto pietra, l'acqua fango, la verità un uccello che non canta: è questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio di essere fiero; sforzati di vivere, salta il fosso da solo, e fatti libero, attendo nuove è questo che ti lascio.