È il più importante premio cinematografico, nonostante sia una statuetta alta 34 centimetri e placcata in oro. Si chiama Oscar, e se 4 chilogrammi è il suo peso, ben più pesante è il suo valore artistico. Sono i circa 6.000 membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che li assegnano. È un’organizzazione, l’Academy, fondata nel 1927, con lo scopo di sostenere l’industria cinematografica statunitense. E se dal 2011 i voti avvengono online, è vero che tra i membri ci sono anche trentacinque nazionalità oltre quella statunitense. Sono diciassette i rami in cui l’Academy è suddivisa, per i diciassette settori cinematografici riconosciuti, che comprendono anche direttori della fotografia o montatori, nonostante sia il ramo degli attori il più numeroso. Come si diventa membri? Vincendo un Oscar, avendo una candidatura o facendosi presentare da almeno due persone dentro l’Academy, ovviamente a fronte di un film o un lavoro cinematografico, riconosciuto per qualità o incasso. Non più di trenta sono i nuovi membri ogni anno. Quelli che escono lo fanno per pensionamento, dimissioni o decesso. Dal 2013 il Presidente è donna e afroamericana, cosa che non ha attenuato le polemiche degli ultimi anni, quelle degli Oscar So White, salvo la brusca inversione di tendenza per quest’anno, in cui gli attori di colore candidati sono sei. Risultato, dicono, dovuto alla recente apertura dell’Academy ai nuovi membri, femminili specialmente. Ma le percentuali complessive di chi vota sono chiare: il 94 per cento è bianco, il 77 per cento è di sesso maschile e il 54 per cento ha più di sessant’anni. Insomma, una fetta di America ben precisa.