Non credo che lo sportivo, di per sé, debba essere un esempio planetario, se non per quello che fa sul campo. Però, nel caso specifico, io credo che Djokovic abbia una responsabilità nei confronti dei suoi colleghi, più che nei confronti di tutti gli altri, di tutti noi, perché Djokovic più volte è stato paladino dei diritti dei tennisti, si è speso, in diverse occasioni. E allora, siccome alcuni tennisti, anche ieri in alcune conferenze stampa proprio in Australia, alcuni tennisti hanno espresso delle perplessità, su questo, un punto di chiarezza, quanto meno con i suoi colleghi, io credo che lo dovesse avere. Qui non si parla della legittimità o meno di una posizione sul vaccino, perché per quanto discutibile, su questo possiamo parlarne all'infinito, però Djokovic si è espresso più volte sulla, come dire, sulla sua contrarietà all'obbligo di vaccinazione nei confronti dei tennisti e degli sportivi in genere e in particolare, anche, è stato molto chiaro sulla sua perplessità nei confronti del vaccino. Non ci dimentichiamo che quando i tornei erano completamente fermi, Djokovic ha organizzato un torneo in Serbia, che peraltro è diventato anche un cluster di contagio, in aperta ostilità alle decisioni di non giocare in quel periodo. Per cui è stato, anche lui a sua volta un soggetto politico in questa vicenda e la sensazione che anche lui, in questo momento, la stia riducendo a una questione procedurale, lascia l'amaro in bocca.