Facebook-Australia, il social "toglie amicizia" ai siti news

18 feb 2021
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Gli australiani si sono svegliati, hanno aperto Fb e si sono accorti che nella loro bacheca non comparivano più articoli e commenti relativi a notizie di attualità nazionale e internazionale. Un errore dei server? No, una contromossa di Facebook in risposta alla nuova riforma del governo australiano sul pagamento dei contenuti digitali. Una legge che al momento è la più imponente del settore, che imporrà alla stessa Facebook e a Google di pagare gli editori per visualizzare le loro notizie e farle commentare e condividere ai propri utenti. Il rapporto tra giganti del web e media tradizionali è da sempre sotto i riflettori di governi, istituzioni, da quando gli editori hanno cominciato a perdere introiti a favore proprio di social, siti e motori di ricerca. Il blocco delle notizie preso in maniera preventiva, spiega Facebook in attesa di capirne di più, è stato definito da molti politici locali come un'azione di bullismo e ha determinato anche un altro importante problema. Sono state bloccate, probabilmente solo per errore, anche le pagine di enti governativi, i servizi di emergenza e di informazioni sull'avvio della campagna vaccinale tra 3 giorni. Una decisione definita di grande impatto per gli australiani. Basti pensare che il 21% dei cittadini del continente utilizza i social come fonte principale per informarsi. A differenza di Facebook, Google ha firmato invece negli ultimi giorni, accordi con i tre principali editori australiani, accettando di pagare somme definite significative. La polemica arriva poche ore dopo un altro importante accordo raggiunto, sempre su questo tema in Francia, secondo cui qualunque piattaforma utilizzi estratti provenienti da notizie pubblicate su altri siti, potrà farlo solo dopo un accordo economico con gli editori. Eclatante fu la rottura di Google News, con la Spagna nel 2014, servizio che ancora non è stato ripristinato in seguito ai cambiamenti della legge spagnola sulla proprietà intellettuale e diritti d'autore. Chiusura, che però ha danneggiato solo gli editori che hanno riscontrato un crollo del traffico in media del 15%.

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