Intelligenza artificiale, uomo artefice del futuro

20 gen 2020
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“Il futuro è uno spazio ospitale”, un titolo che suona come un auspicio, quello dato alla serie di incontri per parlare del mondo che vivremo organizzato dalla Fondazione Leonardo. Facciamo parlare i principali protagonisti della robotica, Cingolani; della della fisica come Fabiola Gianotti, direttrice del CERN di Ginevra. Valeria Termini per energia, l'Ammanito che è un astrofisico molto importante per andare su Marte. come si fa? Perché andare su Marte e così via? Ecco, tutto questo perché i ragazzi abbiano una visione del futuro presentata non da laici come noi, ma da protagonisti del futuro stesso. Ad aprire questo ciclo di incontri è Roberto Cingolani 59 anni, fisico di fama mondiale, dal 2005 al 2019 ha guidato l'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e ora è Responsabile di Innovazione e tecnologia di Leonardo SpA, è qui per parlare dello sviluppo dell'intelligenza artificiale, dai suoi esordi ad oggi. Credo che sia interessante ricordare che quando il primo modulo lunare è atterrato sulla Luna “Missione Apollo”, il suo computer di bordo non faceva molte più operazioni al secondo di quante non faccia un telefonino che oggi abbiamo in tasca. In realtà la vera crescita c'è stata nella potenza dei computer che oggi sono in grado di fare miliardi di miliardi di operazioni al secondo, quindi cominciano ad avvicinarsi alla potenza di calcolo di un essere umano. Il termine “intelligenza artificiale” sta diventando sempre più frequente nelle nostre vite, non fosse altro perché fa già parte di oggetti di uso quotidiano. Pensiamo all'automobile con il cruise control adattivo, ma anche alcune televisioni più avanzate, tutto quello che oggi è Digital Information Technology: telefonini, computer, c'è molta intelligenza in questi sistemi, è un'intelligenza monotematica, di solito fa una cosa alla volta. Il limite dell'intelligenza artificiale. Insomma, è che ha senso se usata per fare un unico compito per volta, qui, fare un parallelismo tra le capacità umane e quelle delle macchine non è del tutto corretto. Tutto dipende da questo, dal fatto che abbiamo computer,ì estremamente performanti che si avvicinano alle nostre capacità di calcolo e quindi si eleva la capacità di pensiero, la capacità di decidere che abbiamo noi, ma non è paragonabile come tipo d'intelligenza, una è un'intelligenza algoritmica e l'altra è un'intelligenza di tipo biochimico, quella che abbiamo noi che è mediata da cose diverse, fra cui: l'umore, i ricordi, le emozioni, cosa che il computer, anche volendo, non può nemmeno simulare. Esiste un confine etico? L'etica, chi fa l'intelligenza artificiale, la utilizza , la macchina, di per sé, non è nulla di etico, come tutte le tecnologie, se usata in maniera ragionevole, è utile. Di solito una tecnologia è prodotta perché risolve un problema, quindi, chi chi l'ha concepita, l'ha concepita perché aveva un problema da risolvere. Poi, come qualunque cosa è usata da uno stupido, da un criminale, diventa pericolosa. Quindi il punto sta nell'educare chi usa e chi produce la tecnologia.

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