"Noi siamo un po' un occhio costante sulla Terra, che fornisce agli scienziati degli strumenti quantitativi e dei dati dai quali poi estrarre informazioni per capire appunto in quale direzione ci stiamo muovendo dal punto di vista dei cambiamenti climatici." Marco Lavalle è il vice capo scienziato della missione satellitare NISAR. Sin da piccolo amava la matematica e la fisica, passava il tempo a costruire e smontare oggetti, e arrivare al JPL è stato il culmine del suo sogno di fare scienza. Ingegnere di formazione, per lui questo laboratorio è un posto incredibile dove si respira un'aria di squadra e dove si può costruire una missione dall'inizio alla fine. "NISAR è una missione per l'osservazione della Terra e nasce da una collaborazione tra NASA e l'Agenzia Spaziale Indiana ISRO. È una missione che prevede di acquisire dati con uno strumento che si chiama radar, in due frequenze diverse. È uno strumento unico per l'osservazione della Terra perché a differenza di altri strumenti ha la caratteristica di funzionare indipendentemente dalla illuminazione del Sole. Il radar trasmette gli impulsi di energia e questi impulsi penetrano le nuvole, quindi sono quasi indipendenti, sono indisturbati dalle nuvole, rimbalzano sulla Terra portando con sé l'informazione della struttura della superficie terrestre. Siamo, con NISAR, 750 km sopra la superficie della Terra e questo ci consente di guardare ad aree molto ampie e su scale temporali molto lunghe la superficie della Terra e queste caratteristiche, questi dati, sono critici per lo studio della Terra. Quindi guardando queste serie temporali in modo sistematico, in modo frequente, gli scienziati possono capire come il nostro pianeta e qual'è l'impatto che hanno le attività dell'uomo sulla terra e viceversa. Una missione satellitare come NISAR è una missione che beneficia a tutti, quindi una missione che è davvero per la comunità scientifica globale, non ci sono frontiere quando si parla di scienza. I dati saranno estremamente visibili e disponibili gratuitamente a tutti, quindi chiunque da qualsiasi parte del mondo può accedere ai dati, può usarli, può studiare la Terra.".