Sky Inclusion Days - Il talento non è di genere

00:19:44 min
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1 anno fa

Voglio chiamare Daniele Cassioli sul palco con me. E poi gli ospiti li annuncerà lui. Godetevi il prossimo panel. A tra poco. Daniele fai gli onori di casa. "Buongiorno. Grazie mille". "Buongiorno. Facciamo un applauso all'inclusione direi che SKY Inclusion Day.. Io sono molto grato di essere qui perché intanto c'ho la sedia e già non è male. Sono molto contento che si parli di inclusione perché è un tema che vivo chiaramente in prima persona e il fatto di essere in un momento come questo, nel nostro mondo, in cui se ne può parlare, addirittura ci dedichiamo a delle giornate, è entusiasmante, è gratificante. Quindi vivrò questo momento con gratitudine e con gratitudine chiamo due ragazzi speciali, straordinari, per quello che ci insegneranno e perché dimostrano quanto davvero il talento non ha confini, il talento non è di genere. Sto parlando di Sara Gama e di Giorgio Minisini". "Ciao", "Ciao, piacere, molto lieto. Finalmente ti vedo dal vivo. Scherzo", "Ciao, Noi ci siamo incrociati prima. Allora io condivido con voi questa cosa perché ho una domanda, così, subito.. Io faccio sci nautico proprio per il fatto che non vedo. Cioè se io vedessi col cavolo che avrei fatto sci nautico e quando è nata la squadra mi hanno detto: guarda c'è un gruppo di disperati che sta iniziando a fare sci nautico, c'è uno senza una gamba, c'è uno senza una mano, manca il cieco e siamo al completo. Io sono andato con questa.. Quindi Sara chiedo a te. Mancava qualcuno e t'han detto dai manca una persona, vieni a giocare, ci manca l'undicesimo, ci manca il quinto come gli amici a calcetto oppure.. Da dove nasce questo percorso?", "No dai è stato un po' diverso. È stato un po' diverso e.. No, nasce così in realtà: perché a casa non avevo nessuno che.. in famiglia, sai, tifoso, grandi tifosi o che giocassero a calcio, invece io ero sempre col pallone da piccola e poi c'erano i miei amici, giocavo con loro. No anzi, mi sceglievano presto. Hai presente quando vai in porta, 'ste cose qui.. Sono stata fortunata. Giocavo, giocavo fuori e quindi è andata così". "Giorgio per te come funziona? Ci manca la persona che abbia voglia di fare un sincronette. Da dove ti è venuta questa idea?", "Come hai detto tu forse a volte non sapere le cose fa bene perché quando io ho iniziato a fare nuoto artistico non sapevo che fosse una cosa strana che un uomo lo facesse perché all'interno della mia famiglia c'era mio fratello che iniziò prima di me, mia sorella, mio cugino e ci allenavamo tutti con mia madre. Eravamo sette ragazzi tutti nella stessa squadra, gli unici sette d'Italia quindi per me era normale, erano tutti gli altri a essere strani però non lo sapevo. Quello ha aiutato". "Tu parli molto di famiglia. Diciamo che la famiglia è un po', possiamo dire, il mondo sportivo. Noi in questo panel useremo lo sport per trasferire quanto si fa inclusione anche attraverso lo sport. La famiglia è un po' il primo spogliatoio, diciamo, per ognuno di noi. Quindi l'energia, la qualità dell'energia che si respira a casa poi fa la differenza. E tu hai sempre belle parole per la tua famiglia. Forse proprio la cosa, che ci siamo detti anche prima, che sorprende è che tu vivi in questo mondo inclusivo in casa e magari poi andando in classe, raccontando quello che fai, le persone in qualche modo hanno così.. erano diverse. Hai vissuto questa diversità tu? Sei un nuotatore artistico quindi fai nuoto sincronizzato, diciamo, che chiaramente è una cosa particolare. Come cambia la percezione di ciò che si è in virtù dell'ambiente che gli adulti costruiscono intorno?", "Io ho avuto molta fortuna a questo riguardo anche perché in famiglia non ho avuto solo uno spogliatoio. Avendo un fratello maggiore ho avuto anche l'avversario in casa. C'era sempre questa faida tra me e lui. E quindi ho vissuto tutto il mondo dello sport nel nucleo familiare. Benché noi non sapessimo di fare una cosa particolare mia madre e mio padre lo sapevano benissimo e quindi eravamo molto aperti al dialogo, al confronto, perché loro sapevano comunque ciò che ci aspettava in futuro e quindi diciamo che in questo senso ci hanno preparato a ragionare sull'inclusione, sulla diversità, sulla libertà di inseguire i propri sogni. E io devo tanto a loro non solo per l'opportunità che hanno dato a me e ai miei fratelli di fare una disciplina che magari altri genitori dicevano voi siete pazzi, questa è una cosa che vi metteva in difficoltà, voi vi state dando un futuro pieno di prese in giro e nomignoli, e quindi loro hanno avuto questo coraggio ma hanno anche avuto l'intelligenza di prepararci e di, appunto, di darci gli strumenti per affrontare quei pregiudizi che poi arrivarono ma che grazie a loro siamo riusciti ad affrontare", "E scardinare direi, anzi ribaltare. Sara per te come è stato lo spogliatoio della famiglia? Ho letto tanto di te, insomma ti ho tenuto d'occhio per un periodo prima di incontrarti. Anche per te mi sembra che questo spogliatoio della famiglia abbia funzionato". "Sì, è andato molto bene e probabilmente, anzi senza probabilmente, è un caso minoritario per l'epoca in cui ho cominciato a giocare. Nel senso che l'andare bene significa che a casa mia hanno sempre lasciato fare, come dire, fai quello che vuoi. Quindi io avevo le idee chiare, mi piaceva giocare, ho cominciato col mio amico che mi ha portato a giocare nella squadra e la grande.. come dire, l'atto rivoluzionario della mia famiglia è: sì vai, ti portiamo, eccetera.. con mio nonno che mi scorrazzava su e giù, mia mamma che piano piano, pur non capendo di calcio, ha cominciato a seguirlo perché poi diventa un mondo, la squadra, le feste di squadra, i compleanni, le cose.. son tante cose attorno allo sport in generale, diventa una vita, e quindi quello alla fine era un atto rivoluzionario di lasciarmi fare uno sport che non era il primo sport che facevi fare alle ragazzine. Quindi direi che quella è stata la cosa più grande. Semplicemente il sentire che la mia famiglia mi amasse eccetera.. perché poi dopo.. rispetto al mondo che sta fuori. Magari poi sentivo anch'io da piccola e così sentiva mio nonno, magari mia mamma, i commenti dei genitori. Perché il problema sono i grandi non i bambini. I bambini.. tu giochi, sei forte, punto. Conta se sei forte o non sei forte. Sono i grandi che che creano e che hanno i pregiudizi e che magari il commento: ah ma gioca una ragazzina, le cose.. Quindi già solo il fatto che la mia famiglia non andasse dietro a queste cose e fosse contenta se io ero contenta e felice è, ecco appunto, un atto rivoluzionario per quella volta", "Beh una calciatrice donna era, e grazie a Dio è sempre meno, un atto rivoluzionario. Infatti sono curioso proprio di chiederti quanto pesano quelle voci? Perché a volte i genitori, anche nel mondo del calcio per i maschi o comunque delle giovanili, stanno a bordo campo e dicono delle frasi irripetibili. Quanto pesa, per chi è in campo, sentirle quelle frasi?", "Eh, pesano pesano perché se non si ha.. se non si è caratterialmente predisposti a sopportare un determinato peso contano le voci degli adulti che ci stanno attorno. Fortunatamente per me io non me ne sono mai curata e così penso tutte le mie compagne della mia generazione che hanno fatto strada. Però tante altre hanno smesso. Hanno smesso perché magari in famiglia trovavi resistenze o attorno sentivi cose che magari non sono tanto piacevoli da sentire e quindi non è semplice. Quindi la norma non deve essere che una persona sopporta quello che sente, la norma dev'essere che uno deve essere libero di fare quello che ha voglia di fare con il supporto o perlomeno senza commenti che arrivino dall'esterno. Quindi è un po' così la faccenda". "Infatti le nostre parole hanno una importanza.. sicuramente come le spendiamo, come le rivolgiamo agli altri. Io vi chiedo scusa intanto guardo l'ora, ascolto l'ora attraverso questa mia voce sexy nel telefono, così sono sicuro di non sforare. Hai parlato, abbiamo parlato di giovani, della vostra carriera di giovani ma voi vi occupate, siete un esempio per i giovani. Allora se un giovane, Giorgio, volesse un po'.. tu vai anche tanto nelle scuole, ci sarebbe tante cose di cui parlare e farci raccontare, ma tu cosa diresti a un giovane che magari ha paura di dire ai propri genitori: guarda voglio ballare, voglio fare il nuoto sincronizzato? Quali sono secondo te le cose da tenere a mente per non sopprimere, perché il genere non sopprima questi talenti?", "Mi è piaciuto molto quello che ha detto Sara. La felicità e la libertà di inseguire ciò che ci piace come atto rivoluzionario secondo me è una cosa che ci può fare molto bene ai nostri tempi. Diciamo che noi cresciamo in degli ambienti che ci chiedono determinate cose magari. Per cui noi abbiamo paura di uscire da quel solco. E penso che sia importante.. ci tengo quando vado nelle scuole, penso che sia importante per i giovani sapere che quel solco non è l'unica strada, che si può compiere l'atto rivoluzionario di uscire dal tracciato e inseguire la propria strada e magari costruirne un'altra per chi viene dopo. Io adesso mi trovo nella posizione di poter, con il mio lavoro, con quella cosa che ho inseguito per tanti anni, cercare di mettere a posto quella strada che ho percorso per chi verrà dopo. Perché io ho avuto delle esperienze un po' travagliate e ci tengo che i ragazzi che faranno nuoto artistico dopo di me vivano un'esperienza più positiva e questo sarà possibile se l'ambiente in cui cresceranno gli garantirà queste libertà, gli permetterà questi atti di rivoluzione, di inseguire la propria felicità. Questo è un lavoro che facciamo tutti quanti noi perché noi siamo il nostro ambiente, noi siamo l'ambiente in cui viviamo e noi facciamo l'ambiente in cui vivranno i ragazzi che verranno dopo di noi". "SKY Inclusion Day insieme a Figli non Uguali ai Genitori vuole tracciare questo solco. Hai detto lavoro. Uno sportivo lavora. Perché quando uno va a scuola e fa sport di solito è perché non c'ha voglia di studiare. Questo nell'immaginario collettivo. Ma tu Sara ti saresti mai aspettata che questo per te sarebbe diventato un lavoro?", "No, no, no assolutamente. Ho giocato senza chiedermi perché, così come deve essere, non finalizzato a qualcosa. Appunto prima dicevi di tutti i genitori che stanno fuori e oggi sia al maschile, e sta cominciando anche nel femminile, coi genitori che incitano e vedono già l'atleta, il calciatore e la calciatrice, che diventa milionaria. Ma non si comincia con quella roba lì. Si comincia per la passione e basta e quella deve essere la prima cosa. No io non l'ho mai immaginato. Poi chiaro che andando avanti, facendo sacrifici eccetera, appunto è stato per me quando mi hanno dato addirittura.. prima pagavo per giocare anche in prima squadra poi quando mi hanno detto che mi davano i primi soldi per andare a giocare in Serie A per me era incredibile, cioè mi pagavano per fare quello che mi piaceva. Un concetto proprio.. ed era così a 16 anni quando poi sono andata in Serie A. No, non l'ho mai immaginato. Poi ho anche capito tutte le difficoltà che potevamo incontrare lungo la nostra strada come diceva prima Giorgio anche rispetto a quello che incontri che non è semplice, quindi andare avanti non è un percorso facile. Però a un certo punto fatto sta che quel percorso non semplice, in cui tutti ti dicono che quello che stai facendo non è la norma, è difficile, ma cosa stai a fare? Alla fine ecco forse avevamo ragione noi". "Anche perché lo sport ci insegna. Io immagino una squadra di calcio anche ordinaria, di quelle che siamo abituati, o che voi vedenti siete abituati a vedere, quindi di maschi, e comunque si basa sull'inclusione perché il primo giorno di ritiro hai persone diverse che arrivano da paesi diversi. Tu hai giocato all'estero quindi meglio di tanti altri puoi condividere che l'inclusione non è.. è proprio una mentalità che nello sport aiuta le squadre a diventare vincenti. Se in una squadra non c'è inclusione non c'è vittoria. Che cosa ci manca secondo te Sara per essere da 3 a 0 fuori casa o per essere da 10 e lode in questo contesto d'inclusione ora che lo sport, anche per esempio nel mondo del calcio femminile, va in televisione, quindi tanti passi sono stati fatti? Qual è il consiglio di Sara Gama per alimentare ancora di più questo processo?", "Ma io direi che in generale è bene che continuiamo a parlare di questi temi. Allo stesso tempo se sentiamo la necessità di parlare di questi temi significa che comunque non sono ancora superati del tutto ma i cambiamenti culturali sono processi che richiedono molto tempo, non si fanno.. ci sono magari exploit e cose importanti che danno una spinta, un boost avanti, però dopo c'è il consolidamento che richiede tempo per tante tante cose. E poi dopo l'inclusione vuol dire anche allargare la base dando la possibilità di accesso alla disciplina a tutti. Quindi se la penso banalmente sul mio sport, il calcio femminile, significa che per una ragazzina adesso abbiamo capito che è possibile giocare a calcio. Nella nuova tappa abbiamo fatto cose importantissime abbiamo fatto il passaggio al professionismo e siamo i primi atleti in Italia". "Anche la vostra Nazionale ci ha regalato..", "Esatto. Però ecco qual è la differenza? La differenza deve essere che la ragazzina che va a giocare a calcio deve oggi non fare 100 km come facevo io a 16 anni per andare ad allenarmi, neanche più col nonno. Perché a quel punto i dirigenti che ti devono venire a prendere quando sei piccolo. Deve poter giocare sotto casa sua. Allora dobbiamo dare.. come fa un ragazzino, quindi dobbiamo dare la possibilità di creare le squadre solo femminili e che siano alla portata logisticamente parlando e quindi quella roba lì è già inclusiva, dare le stesse opportunità alla base", "Senti tu sei difensore, non so, difensora. Abbi pazienza io..", "Difendente, difendente mette d'accordo tutti", "Ok fantastico difendente. Ma hai mai fatto goal a un maschio?", "Goal? Eh la miseria, un sacco!", "Io magari faccio delle cose meglio di uno che ci vedeva. Ma come è possibile? Cioè è una goduria doppia. Come la vivi?", "Guarda te la racconto così. Quando giocavo da piccola il primo anno, che ho fatto i pulcini, per 4 anni ho giocato coi ragazzi. Io giocavo coi ragazzi per 4 anni. E la mia squadra, al primo anno poi giocammo sotto età, quindi, te la faccio breve, prendevamo un sacco di goal. E non solo perdevamo sempre ma non segnavamo nemmeno un goal. Quindi ad certo punto del campionato, dopo X partite perse eravamo sempre lì a raccogliere la palla, ad un certo punto io ho fatto il primo goal della squadra in assoluto. Quindi non lo so cosa ha fatto il portiere avversario ma noi praticamente era come se avessimo vinto la Champions League. Abbiamo perso quella partita ma il solo fare un goal.. capito? E quindi più che guardare il portiere avversario io ero contenta con i miei amici che erano contentissimi con me e festeggiavamo per aver fatto un goal". "Fantastico. Prima di chiudere, Giorgio, tu nuoti in coppia con Arianna, con Lucrezia scusami, e poi nuoti anche con Arianna. Ci racconti al volo la differenza tra Lucrezia e Arianna? Poi eventualmente la spieghiamo a chi ci segue ma secondo me è bello che venga fuori dalle tue parole", "La differenza più visibile è che Lucrezia è bionda e Arianna è mora. Poi, Lucrezia è un'atleta della Nazionale Italiana delle Fiamme Ore, la mia compagna al doppio misto. Arianna è un'atleta con sindrome di Down che nuota all'interno del Progetto Filippide che è un programma sportivo di Roma che fa fare sport ad atleti con disabilità cognitive e con lei purtroppo non possiamo gareggiare. Ma durante i Campionati Europei ci siamo potuti esibire nel galà finale, in mezzo a tutte le altre nazioni. È una cosa che io sono molto contento di poter fare. È un'opportunità che il progetto fondamentalmente mi sta dando e loro sono estremamente pazienti con me perché noi ci alleniamo 7:30 del mattino e 7:30 di sera quindi io ho poca disponibilità da dare ad Arianna, molta meno di quella che vorrei ma loro sono talmente eccezionali che riescono comunque ogni volta, in quel poco tempo che abbiamo, a far trovare tutto pronto a me e a lei per esprimerci al meglio". "Invece con Lucrezia da quest'anno potrete fare i Campionati Europei, no? Sta cambiando anche questa tendenza", "Sta cambiando tutto. Con Lucrezia ci mancano solo le Olimpiadi, perché io quest'anno avrò i Mondiali e per la prima volta potrò fare il singolo maschile e la squadra mista. Alle Olimpiadi hanno inserito l'evento di squadra mista. Quindi una cosa che per me era preclusa.. io ho visto le Olimpiadi di Rio dal divano, quelle di Tokyo dal divano, sapevo di vedere quelle di Parigi dal divano invece a dicembre è arrivata la notizia: a squadra mista. Bello. Ci si può andare. Manca il doppio misto che è diciamo l'evento che ha aperto al nuoto artistico maschile ma è importante sapere che c'è un'opportunità olimpica. Apriamo alle altre ma una c'è". "Benissimo. Io Giorgio e Sara starei ore a parlare con voi. Ci avete dimostrato quanto lo sport è a disposizione, e in generale l'arte è a disposizione. Sono le persone che fanno la differenza in quella che è l'inclusione. Noi ci ritroviamo alle 3:30 con.. da una Sara a un'altra Sara, con Sara Varetto direttrice di Sky Tg24 per continuare a tracciare e ad approfondire questo solco sull'inclusione ricordandoci che le persone fanno la differenza e voi la fate tutti i giorni. Grazie da parte dello sport e da parte di tutti. Viva l'inclusione e a più tardi. Grazie mille". "Grazie a te", "Grazie ragazzi". "Non vi trovavo. Vi cercavo e non vi trovavo". "Non siamo scappati". "Ci facciamo una foto?". "Sì certo".

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