Sky Inclusion Days - Se puoi sognarlo puoi farlo

17 mag 2023
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Tra poco poi sul palco con me ci sarà Giulia Terzi e andremo a raccontare la storia di un atleta, una storia molto bella, di una ragazza, insomma ci sono tante cose da dire, ve lo posso garantire. Intanto però andiamo a vedere un po' di immagini, a tra poco. "L'inclusione è un gioco di squadra". "L'inclusione è un gioco di squadra". "L'inclusione è un gioco di squadra". "L'inclusione è un gioco di squadra". "L'inclusione è un gioco di squadra, ma c'è ancora un pò di lavoro da fare". "Sky Inclusion Days, con figli non è uguale a genitori, il 14 e il 15 maggio, a Milano e in diretta sui canali Sky". "Siamo con Giulia Terzi, ciao Giulia, ben trovata, che bello averti qui. Lei è campionessa paralimpica, due ori, hai vinto?" "A Tokyo, sì". "A Tokyo, no ma ragazzi non è tutto, ha vinto anche due argenti, ha vinto una medaglia di bronzo, vabbé poi se vogliamo andare a vedere tutte le altre medaglie, insomma, rischiamo di giocarci tutto il quarto d'ora soltanto elencando il tuo curriculum straordinario". "Grazie". "E io direi di partire da qui perché poi andiamo ad indagare anche la ragazza, la figlia, la sorella, insomma ci sono tantissimi aspetti di cui parlare. Io però da te vorrei proprio capire quanto e che cosa ha significato vincere delle medaglie, arrivare alle paraolimpiadi e riuscire a portarti a casa 5 medaglie". "Ciao e grazie mille per l'invito. Sicuramente arrivare a Tokyo è stata un'esperienza meravigliosa, perché comunque è il sogno di tutti gli atleti e tu tutti i giorni sei, nel mio caso, in vasca a nuotare, nuotare e fare palestra per cercare di raggiungere l'olimpiade che ovviamente è il top per ogni atleta, quindi già arrivare è sicuramente un'emozione fortissima. Io mi ricordo che quando sono partita ho detto mia mamma: speriamo di tornare almeno con una medaglia, la prima medaglia è arrivata con una staffetta e ho detto: vabbé dai, però c'erano ancora tutte le gare individuali, quindi ho detto: speriamo di riuscire a vincerne un'altra. Sicuramente l'emozione più forte è stata l'oro individuale nei 100 stile, perché in quel momento mi sono ritrovata sul podio e ho visto la bandiera italiana alzarsi e c'era tutto lo staff e miei compagni di nazionale sugli spalti, appunto, a cantare l'inno. Quella bandiera che si alza, quella medaglia per me non è solo il risultato sportivo, ma è stato comunque un risultato di tanti anni di sfida, perché io purtroppo sono nata con questa patologia alla colonna, che mi ha portato a dover fare tre interventi e a stabilizzare, appunto, tutta la schiena o tutta la colonna". "È stato un percorso complicato". "Esatto, sì è stato un percorso lungo, è stato un percorso complicato di alti e bassi, tante volte è stato anche difficile affrontarlo, però io in quel momento, quando mi sono ritrovato su quel podio e ho visto la bandiera italiana alzarsi ho detto: Cavolo. Dietro questa medaglia, fosse per me, la romperei e darei un pezzetto a tutti quelli che ci sono stati in questi anni complicati e la mia vittoria è stata non solo sportiva, ma una dimostrazione per me stessa anche di essere riuscita a superare questi momenti non sempre semplici". "Io direi intanto di fare un bel applauso a Giulia perché questo è un bel messaggio molto forte, poi Giulia ci sono dei grandi sacrifici, perché è ovvio che c'è tutto un percorso che è chiaro che segna, è chiaro che è complicato e poi, insomma, per arrivare a certi risultati bisogna essere chiari, bisogna darsi da fare. Quanto?" "Tanto, sicuramente il passato che c'è dietro non deve assolutamente influire per gli allenamenti, anzi noi quando siamo, nel mio caso, come dicevo prima appunto, in piscina veniamo trattati esattamente come atleti normodotati, quindi c'è da fare questo allenamento, si fa questo allenamento, nessuno dice: eh povera, eh mi dispiace fai un po' meno, niente. C'è l'allenamento giustamente, se vuoi raggiungere certi risultati bisogna farsi un mazzo tanto". "Com'è l'organizzazione delle giornate in attesa di un evento così? Perché poi insomma è chiaro che noi facciamo sempre riferimento ai giochi, però poi insomma c'è una quotidianità che è comunque bella intensa, mi sembra di intuire". "Abbastanza, sì, la preparazione ai giochi è stata, io nuotavo sei giorni su sette, facevo due ore in acqua la mattina, dalle 7:30 alle 9:30, poi andavo in palestra, tornavo a casa, studiavo, perché nel mentre stavo anche terminando l'università e poi tornavo in piscina due ore il pomeriggio, quindi c'erano tutti i giorni 2/3 allenamenti al giorno dal lunedì fino al sabato, la domenica era di riposo, quando ovviamente non c'erano le gare". "Adesso la domenica non è di riposo, invece, perché hai detto che anche ieri comunque..." "Sì ieri dovevo finire delle cose di lavoro, però bene o male dagli allenamenti la domenica è l'unico giorno di riposo che abbiamo, quando ripeto non ci sono le gare perché sennò ovviamente le gare sono anche, sono sempre, quasi sempre la domenica e quindi poi si finisce la gara e lunedì si torna ad allenarci". "Allora dobbiamo svelare anche un po' di retroscena no? Perché poi prima abbiamo fatto due chiacchiere prima di salire sul palco e mi dicevi certo la grande gioia di portare a casa le medaglie d'oro, perché poi deve essere qualcosa davvero di straordinario, poi ci hai raccontato anche tutto quello che c'è dietro. Portare a casa gli argenti com'è?" "Dipende dagli argenti. Allora ne ho vinti due a Tokyo, uno con la staffetta, sinceramente abbiamo fatto record europeo, per cui direi che è andata più che bene, più di così non potevamo fare la Cina ha stravinto e quindi complimenti a loro. Diciamo che l'argento del 400 stile non l'ho digerito ancora perché sono stata davanti per 350 metri e all'ultima virata l'avversaria mi ha superato, era più forte oggettivamente nell'ultimo 50 e quindi ha toccato di poco davanti a me, per cui non l'ho digerito molto questo argento nei 400". "Però ti da motivazione". "Sì assolutamente, sì, sì, sì". "No, perché poi è chiaro che bisogna anche guardare avanti no? Qui siamo già pronti per affrontare nuove sfide, perché poi ci sono altri giochi che si avvicinano e che obiettivi hai?" "Beh, ci sarà sicuramente mondiale di quest'anno e l'anno scorso sono tornata con 5 medaglie, quindi l'idea è comunque cercare di..." "È il tuo numero ormai". "Sì infatti, ho fatto l'abbonamento. Di confermarle non sarebbe male e poi sicuramente c'è uno sguardo verso Parigi, c'è uno sguardo anche dopo, però al momento quelle più imminenti sono il mondiale e l'olimpiade il prossimo anno". "Dici che andiamo per piccoli passi". "Sì, sì, un anno alla volta". "C'è da fare, da affrontare, perché poi è chiaro che insomma, non si può subito proiettarsi in avanti anche se in realtà la mentalità dell'atleta è proprio quella di lavorare e lavorare perché insomma ci sono degli obiettivi grandi da raggiungere. Però dicevamo che c'è comunque non soltanto l'aspetto sportivo evidente, già intanto ci hai raccontato di studio, tanto studio". "Sì diciamo che a me piace molto studiare e piacerebbe tanto, comunque, fare una carriera anche nell'ambito lavorativo, per cui nonostante ovviamente l'impegno della piscina mi porti via tanto tempo, sono consapevole che comunque non sarà un per sempre, perché prima o poi l'atleta giustamente finisce di essere un atleta, per cui io in questi anni ho sempre voluto crearmi il piano B, quello che poi diventerà appunto il mio piano A, per cui io ho preso una laurea triennale, poi ho preso una magistrale in giurisprudenza e ho finito l'anno scorso un master". "Eh beh, insomma, anche questo direi che merita un bell'applauso. Ecco poi tra le altre cose di cui volevo parlare con te è chiaro che c'è anche l'aspetto della famiglia, perché poi è uno dei grandi temi di queste giornate che stiamo trascorrendo qui insieme e tu hai una famiglia bella numerosa". "Sì sì sì siamo in sei perché ci sono io dopo di me c'è mio fratello Fabio, mia sorella Linda e un altro fratello Andrea". "Com'è il vostro rapporto?" "Beh siamo molto, molto uniti. Diciamo che la casa è sempre stata molto numerosa perché comunque quattro figli più mamma e papà c'era sempre caos e la cosa che mi ha sempre fatto pensare quanto in realtà fossimo uniti è che quando magari ne mancava uno, o per una gara, o per una gita scolastica, per un qualsiasi motivo è come se la casa fosse un pochino più spenta, io che adesso non abito più con i miei genitori e mio fratello Fabio neanche lui, quando vado a casa a trovare i miei dico a mia sorella: ma c'è un po' troppa calma, non eravamo abituati. Sicuramente c'è un rapporto di stima e siamo tanto tanto legati. I miei fratelli per me sono stati fondamentali, sempre. Erano quel punto di appoggio che c'era ogni volta che avevo bisogno perché sono quelle persone che, alla fine, vivendoci insieme ti conoscono meglio di tutti e non c'è bisogno di parlare, loro se un giorno ti vedono un po' strana sanno che cosa c'è e questa cosa sicuramente aiuta molto, nonostante io con l'ultimo mio fratello abbia 14 anni di differenza, quindi tanti, però nonostante questo siamo molto uniti e loro, anche in questo periodo difficile, ricoveri e tutto quanto, loro sono sempre stati molto presenti e addirittura quando io sono rimasta sulla sedia a rotelle nel 2018, io dico sempre che è grazie a loro che ne sono venuta fuori psicologicamente perché, soprattutto mia sorella ha sofferto tantissimo di questa cosa e io vedevo loro essere un po' più giù, no? Comunque pensierosi di quanto era accaduto e dicevo: cavolo, no Giulia tu sei la sorella maggiore, cioè ce la devi fare perché devi dargli forza, non puoi crollare tu e facendo così come dire, io cercavo di aiutare loro, ma loro in realtà hanno aiutato me a venirne fuori e abbiamo sempre cercato di normalizzare il tutto e di renderlo il più normale possibile, però sono delle persone su cui posso contare sempre, per me sono fondamentali". "E tifano per te". "Assolutamente sì. Cercano di venire a tutte le gare. Mi ricordo addirittura quando abbiamo fatto il mondiale a Londra nel 2019, che è stata poi la prima volta che ho indossato la maglia azzurra, loro hanno detto: vabbè dai veniamo, noi intanto ci facciamo una vacanza, io partivo il giovedì, loro sono partiti il lunedì prima, con il camper si sono fatti il giro della Francia, tutto quanto, poi sono arrivati a Londra, io ero lì a casa vabbè, ok, però sì, cercano di esserci sempre sia loro che miei genitori e comunque io gli dico sempre: mettetevi in un punto degli spalti dove io vi vedo, perché quando esco, prima di andare sul blocco io do uno sguardo in tribuna perché so che se ci sono loro sono più tranquilla. Infatti a Tokyo non sono venuti, perché con il Covid era impossibile e mi sono mancati tantissimo, infatti li videochiamavo prima di entrare in camera di chiamata, perché non so, mi trasmettono serenità e mi serve prima della gara". "Ecco, come sei arrivata al nuoto? Come è arrivata questa scelta, non è stato l'unico sport che ha praticato?" "No, allora in realtà mia mamma mi ha buttato in acqua che avevo 5 mesi, perché lei è un ex nuotatrice e ha detto: eh bisogna fare sport, poi io la prima di 4 ovviamente dovevo andare a nuotare, gli altri non sono mai andati, io dovevo andare a nuotare, va bene". "Ha fatto bene però". "Sì, sì ha fatto benissimo. In realtà quando avevo 4-5 anni non ce la facevo più, perché ogni volta che il maestro mi metteva la testa sott'acqua o mi schizzava non mi piaceva, io ho l'immagine di me da piccola in piscina, seduta sulla panchina con mio cugino, perché né io né lui avevamo la minima intenzione di entrare in acqua". "Ah, proprio così?" "Basta, zero, non ci piaceva. Allora è finito il corso e mia mamma e mia zia: eh sai dovete finire il corso perché avete preso l'impegno, vabbè andiamo, poi alla fine è a giugno io sono andata a fare ginnastica artistica e mio cugino andato a giocare a basket". "È nata la passione immediatamente quindi". "Esatto, sì, sì, sì, io ho fatto ginnastica per tantissimi anni, poi ovviamente dall'inizio delle scuole superiori, per la riabilitazione, ho dovuto comunque tornare a nuotare, ma in realtà, come dire, sì mi piaceva però non era quella cosa cavolo, wow, devo andare in piscina. Nel 2018 quando sono rimasta sulla sedia a rotelle il mio neurochirurgo e il mio ortopedico mi hanno detto in poche parole: eh se vuoi fare sport, vuoi continuare a fare sport puoi solo che nuotare perché io per la mia patologia non posso alzare assolutamente nessun tipo di peso e non posso neanche stare troppo seduto sulla carrozzina, per cui anche l'atletica paralimpica, ping pong, mi viene da pensare tiro con l'arco, una serie di sport io non potevo farlo assolutamente, per cui ho detto: Vabbè andiamo in piscina, sono tornata e ho voluto cercare in realtà una realtà paralimpica a cui affidarmi e loro mi hanno proposto una volta di fare una gara e io mi ricordo che in quella gara, dove tra l'altro credo di essere arrivata anche per ultima, non lo so". "Vabbè questo facciamo finta di non averlo sentito". "Mi ricordo che in realtà ero super emozionata, ho provato le stesse emozioni di quando dovevo entrare in pedana a fare una gara di ginnastica ho detto: cavolo sta a vedere che è il mio posto è qua. Allora ho continuato ad investire, in realtà poi la passione non è nata subito ma è arrivata". "Eh beh insomma mi sembra evidente che è arrivata ed è arrivata eccome. Ieri era la festa della mamma, io ho letto un tuo post in cui l'emozione è reale, lo vedo anche nei tuoi occhi adesso che te l'ho detto". "Sì beh, la mamma è sempre la mamma, come si dice, per me è stata fondamentale, perché mio papà per motivi di lavoro non era spesso a casa perché lui ha un'azienda e quindi tante volte partiva stava via 3-4 giorni poi tornava 2 giorni e ripartiva, per cui diciamo che io ho vissuto sempre con mamma e i miei fratelli, perché papà ovviamente c'era però per motivi di lavoro, ripeto, non era a casa tutte le sere, per cui noi abbiamo sempre fatto affidamento su mia mamma che tra l'altro è super paziente perché era una maestra, quindi ha sempre improntato tanto la nostra crescita sul dialogo, per cui con mamma c'è quel rapporto speciale che continua a contraddistinguerci e per me, ripeto, è un punto fermo. So che c'è per qualsiasi cosa, ha sempre la parola giusta, è sempre lì pronta per qualsiasi cosa, tante volte magari anche mettendo lei in secondo piano per dare spazio a noi, però è una cosa per me importante e mi ha fatto crescere. Un giorno spero di essere una mamma come lei, perché mi ha detto veramente tanto". "Giulia intanto ormai il tempo a nostra diposizione sta per terminare, però insomma, ci sono tanti ragazzi giovani in questa sala, il tuo esempio è evidente perché, insomma, l'abbiamo sentito dalle tue parole, dai tuoi racconti, ma anche dalla tua gioia e dal tuo entusiasmo nel raccontare la tua vita. C'è qualcos'altro che vuoi dire a questi ragazzi per salutarli?" "Beh, sicuramente che ognuno di loro penso che abbia un sogno o comunque un obiettivo, che può essere sportivo, lavorativo, di qualsiasi tipo, magari suonano uno strumento, hanno un obiettivo in qualsiasi ambito e tante volte cercare di raggiungere il proprio obiettivo o il proprio sogno è complicato, perché ci sono tanti ostacoli, ci sono magari tante persone o tante cose che remano contro, però io vorrei invitarvi a fissarvi su questo obiettivo e se è davvero quello che volete fare nella vita di metterci tutta forza del mondo per cercare di raggiungerlo, perché nonostante, è vero, ci sono tante cose che possono fermarlo in realtà se si vuole raggiungere il modo si trova sempre, nonostante le difficoltà, nonostante tutto". "E questo è l'insegnamento di Giulia Terzi. Grazie Giulia, è stato un piacere trascorrere questo quarto d'ora in tua compagnia, noi ora proseguiamo, tra l'altro, raccontando, anticipando la storia di un'altra ragazza, un'altra atleta che poi andremo di incontrare il pomeriggio, lo farà Federica Masolin, si chiama Rachele Somaschini, noi chiaramente ti lasciamo con queste immagini che vi introducono questo personaggio, questa grande atleta e poi arriverà il nostro direttore, il direttore di Sky Sport Federico Ferri, grazie". "Sono Rachele Somaschini pilota di rally. Benvenuti nel mio mondo. I rally sono la trama su cui si intreccia la mia vita. Fatica, esperienze, adrenalina, difficoltà e conquiste. È stata una stagione intensa, 11 gare, tante le diversità, le complessità e le emozioni. Allacciate le cinture, vi porto a fare un giro con me. Non si tratta solo di sport, di motori, di competizione, di velocità, i rally sono un mondo, una scuola, una famiglia, un modo di pensare e di vivere, terra, pioggia, fango, asfalto e polvere, persone e paesi diversi sono lo sfondo di questa avventura che si condivide con un compagno di abitacolo su impervie strade di montagna, pietraie sconnesse curve insidiose o nastri asfaltati velocissimi, in ogni condizione climatica, neve, nebbia, tempesta, notte, pioggia o sole che sia, al semaforo verde il piede schiaccia l'acceleratore e solo le note scandite dal navigatore accompagnano il suono del motore in quel mondo racchiuso fra le portiere, mentre affrontiamo le prove speciali. Minuti di concentrazione assoluta, occhi sulla strada, respirazioni e cuore che pulsano all'unisono. Non esiste nient'altro. Sono momenti che valgono una vita, per cui combatto giorno dopo giorno, per poter correre e poter contrastare la fibrosi cistica, la malattia genetica con cui convivo da sempre. Sono necessarie ore di terapie giornaliere e allenamento duro per permettermi una vita quasi normale, ecco perché è nato Correre per un respiro, il mio progetto sensibilizzazione e di raccolta fondi per supportare la ricerca sulla fibrosi cistica, una malattia genetica che aggredisce gli organi vitali, soprattutto pancreas polmoni, condizionando pesantemente la quotidianità e la speranza di vita delle persone affette. Correre per un respiro ha già contribuito con oltre €300000 alla ricerca sulla malattia, ma questo impegno non può fermarsi perché bisogna trovare una cura per tutti, ecco perché i rally sono il palcoscenico, dove Correre per un respiro sale con me. Solo aiutando la ricerca, insieme, possiamo vincere e guardare al futuro. Grazie all'aiuto degli sponsor che mi sostengono nello sport anche il mio progetto e la lotta alla malattia possono crescere e puntare sempre più in alto, siamo al termine di una stagione che racchiude un vortice di chilometri, colori, tifo e passione. Quante persone incredibili ho incontrato, quanto affetto ho sentito intorno a me, ho sorriso, pianto e imparato molto. Da qui voglio prendere lo slancio per salire un gradino più in alto, guardando oltre, verso obiettivi sempre più ambiziosi e un sogno più grande, puntare ad una serie internazionale, confronto più difficile, un'altra sfida di Correre per un respiro. Sei tutti i limiti che superi, mi ripeteva Angelica, la mia migliore amica, che la fibrosi cistica ha portato via a soli 26 anni. Ho un altro limite da superare e non mi fermerò finché non avrò vinto la mia corsa per la vita. Volete correre insieme a me?".

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