Si apre così la presentazione del nuovo rapporto dell'Agenzia delle Nazioni Unite. Un allarme rosso accompagnato dalle parole del segretario generale dell'ONU Antonio Guterres, che parla di un pianeta sull'orlo del baratro. Il motivo è nei nuovi record che tutti gli indicatori climatici registrano, a cominciare dalla temperatura media globale. Il 2023 non è stato soltanto l'anno di gran lunga più caldo degli ultimi 174, cioè da quando esistono le rilevazioni, ma, dicono gli scienziati, ha chiuso il periodo di 10 anni più caldo mai registrato. A preoccupare è il fatto che il riscaldamento del pianeta è stato di 1,45 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Mai si è stati così vicini, anche se temporaneamente, alla soglia del grado e mezzo fissata dall'accordo di Parigi. Piccole, almeno in apparenza, variazioni che però fanno un'enorme differenza in termini di conseguenze. I dati riguardano anche gli oceani. L'anno scorso il livello medio dei mari ha raggiunto il record da quando ci sono rilevazioni satellitari, dal 1993, a causa dello scioglimento di calotte polari e ghiacciai. L'innalzamento medio del livello dei mari dell'ultimo decennio è stato più che doppio rispetto a quello del decennio che va dal 1993 al 2002. Più aumentano questi indicatori e più aumenta di intensità e frequenza gli eventi estremi. Soltanto alcuni esempi: l'uragano Otis che ha colpito il Messico uccidendo quasi 50 persone e gli incendi alle Hawaii con almeno 100 vittime e danni per oltre 5 miliardi e mezzo di dollari. Il barlume di speranza di cui parla l'ONU passa, così come stabilito dagli accordi internazionali, dall'abbandono di gas, petrolio e carbone, cioè i principali responsabili della crisi climatica. Intanto le previsioni per il 2024 non lasciano ben sperare.