Nel Mediterraneo in cui hanno perso la vita negli ultimi tre anni 11.400 profughi, si continua a salvare vite e a recuperare i corpi. Le notizie delle ripetute richieste di soccorso raccolte dalla Centrale operativa della Guardia costiera irrompono a Lampedusa nella Prima Giornata della Memoria e dell’Accoglienza che ha richiamato sull’isola operatori umanitari, studenti delle scuole di tutta Europa e i sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre 2013. E mentre alcune motovedette portano autorità e superstiti sul luogo in cui un barcone si inabissò tre anni fa, portando con sé 368 persone, altre motovedette prendono il mare in direzione della Libia, per intervenire in soccorso di 39 barconi in difficoltà. Sono così oltre 6.000 i migranti e i profughi soccorsi in un massiccio spiegamento di forze che ha coinvolto, nello Stretto di Sicilia, le navi delle ONG mercantili, navi militari. Raggiungono a 30 miglia dalle coste africane, 32 gommoni, cinque barconi, due zattere. Sul fondo di alcune imbarcazioni vengono recuperati nove corpi senza vita. Una donna incinta muore tra le braccia dei soccorritori poche ore dopo essere stata portata in salvo. In mancanza di canali legali e sicuri per raggiungere l’Europa – ribadisce Medici senza frontiere – il Mediterraneo continuerà ad essere la fossa comune d’Europa. Un’altra donna e il suo bambino piccolo vengono portati d’urgenza in elicottero a Lampedusa, assistiti durante il trasporto da un medico del Corpo Italiano di soccorso dell’Ordine di Malta. Intanto, le navi con i vivi e i morti fanno rotta sui porti del sud Italia, dove sbarcheranno tra oggi e domani. Nave Borsini della Marina Militare, arriva ad Augusta con oltre 700 persone. Poi toccherà alla Nave Aquarius, che sta facendo rotta su Vibo Valentia con centinaia di migranti. E nella giornata di domani, la Dattilo, della Guardia costiera, è attesa a Catania con 1000 persone. Altre 1.500 arriveranno sulle navi di Medici senza frontiere, a Palermo e a Messina.