Abbigliameno Milano, incassi scesi del 50 per cento

24 giu 2020
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Insegne incellofanate, negozi smobilitati, le grandi catene di abbigliamento lasciano il centro di Milano, dove con il lock down gli affari sono crollati. Qui, nella mitica via Torino, una catena di abbigliamento per teenagers ha ceduto l'attività ad un gruppo francese, che presto si insedierà. Metri più in là chiari messaggi di cambiamento da parte di uno dei colossi mondiali della moda low cost che a Milano ha chiuso addirittura 3 punti vendita. Gli affitti pesano, gli stipendi pure e chi conosce già la taglia può acquistare online. Sono scelte imprenditoriali che io dico forse sarebbero state compiute nel tempo, con una diversa gradualità, sempre per la questione dell'online come le aziende intendendono posizionarsi in questo nuovo diciamo paradigma della distribuzione moderna. Certo, la pandemia ha accelerato. Si chiama downsizing, è una riduzione degli spazi di vendita che ha portato al licenziamento di un gran numero di dipendenti, un processo avviato già prima della pandemia, dove si sgomitava per camminare, gironzolando da un negozio all'altro, gli spazi sono semivuoti. Non abbiamo più turismo e quindi è calato drasticamente, ingressi, anche solo movimento fuori dal negozio è calato palesemente. Ci sono delle vie molto famose, importantissime, forse tra le più importanti del mondo che oggi sono vuote. Il 76% dei negozi ci segnala un calo dei ricavi e delle vendite, solo un 7% di incremento e un 17% il livello dello scorso anno. Il calo dei fatturati è superiore al 50% nella media, incide molto lo smart working. 1098 euro era lo scontrino medio dei turisti extra Ue nel 2019 a Milano per l'abbigliamento e la pelletteria. Secondo il dato raccolto da Global Blue, azienda leader nel tax free, per il 33% si trattava di turisti di nazionalità cinese. In uno dei palazzi della moda, che dominano a Milano, gli ingressi si sono ridotti del 20% rispetto al pre-covid, anche qui gli incassi del 50. La fotografia è identica dalle grandi catene all'abbigliamento più costoso, a marchi che, come in questo caso, vantano 1000 punti vendita nel mondo, molti dei quali negli aeroporti semideserti. Noi abbiamo magari delle province dove magari il calo è veramente lieve, un 20%, in altre province, invece magari, tipo venezia il calo è dell' 80%. Abbiamo visto come ci sono dei negozi o attività che fino a oggi hanno retto perché magari anche se scricchiolava un pochettino, ma tutto il resto sorreggeva, oggi effettivamente anche il piccolo negozio, la piccola attività che magari non rende più, oggi può essere motivo di taglio, non sono i 3 mesi di lock down, che quello è tangibile, lo abbiamo chiuso, ma il problema sarà dal 18 di maggio a fine dell'anno, perché questo qui è un cambiamento radicale del nostro sistema economico perché comunque quei valori sono completamente cambiati. Anche i prezzi lo sono, dai ribassi sulle collezioni primaverili, ai rialzi delle grandi firme di lusso, in 4 mesi a cambiare è stato il mondo.

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