L’aggressore potrebbe aver lasciato più di una traccia, prima e dopo l’agguato. Nella villa di Stefano Tondi, a Vignola, nel modenese, le ricerche dei carabinieri proseguono anche di domenica. Rilievi che potrebbero aiutare a identificare la persona che giovedì sera ha aggredito e ferito gravemente, con un getto di soda caustica, il medico sessantenne, e in forma più lieve, il figlio di 19 anni. Ma in queste ore, l’attività investigativa si concentra sulle cartelle cliniche dei pazienti del primario di cardiologia, perché se in un primo momento si era parlato di un legame tra quanto accaduto e una maxi-inchiesta che nel 2012 portò all’arresto di nove medici del Policlinico di Modena, da fonti investigative, emerge che secondo gli inquirenti la soluzione del giallo potrebbe essere proprio nelle cartelle dei pazienti di Tondi. Una vendetta premeditata e messa in atto da qualcuno che per qualche motivo intendeva farla pagare a Stefano Tondi, si sussurra anche qui in paese, a Vignola, dove il primario di cardiologia era molto noto e benvoluto da tutti. Forse un paziente, un ex paziente o un loro familiare, qualcuno che potrebbe ritenere di aver subìto un torto per ipotetici errori di natura medica. E forse la stessa persona che pochi giorni prima dell’agguato con l’acido, aveva minacciato esplicitamente Stefano Tondi, come raccontato ieri ai nostri microfoni da una vicina di casa del professionista. “Qualcuno che ce l’aveva col dottore, penso, perché già la settimana scorsa avevano…”. “Avevamo letto che aveva avuto già altre intimidazioni”.