Aggressione Milano, il fermato era in cura con psicofarmaci

17 ago 2017
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Quell’uomo doveva morire. Poche parole dette al fratello dal giovane di origini marocchine, fermato dopo aver aggredito e quasi ucciso un uomo di 65 anni in via Chiesa Rossa, a Milano. Soccorso e subito operato al Policlinico, sta ancora lottando fra la vita e la morte in condizioni che dai medici vengono descritte disperate. Pare che sentisse delle voci da giorni il ventiseienne Hicham Hamdan, in preda ad una crisi depressivo-ossessiva. Da tempo soffriva di manie di persecuzione. Gli erano stati prescritti degli psicofarmaci che, però, lui buttava via. Forse – si ipotizza ora – sono questi fantasmi nella sua testa che lo hanno spinto ad organizzare un vero e proprio agguato a Salvatore Milici, origini catanesi, un uomo residente nella sua stessa palazzina nel quartiere periferico Stadera, dove fino a ieri ha vissuto di espedienti facendo qualche lavoretto da muratore. Il ragazzo lo ha seguito per un breve tratto di strada, ha raccolto da terra un piastrellone di ciotolo lavato e lo ha scagliato più volte contro il sessantacinquenne, fino a sfondargli il cranio. Mentre il 118 soccorreva la vittima dell’aggressione stesa a terra in una pozza di sangue, lui è corso a casa, dove è stato bloccato dai Carabinieri che lo hanno raggiunto immediatamente anche grazie alle indicazioni di diversi testimoni oculari. Oggi doveva partire per Marrakech con tutta la famiglia Hicham, gente integrata a Milano da tanti anni a lavorare e studiare, invece resta a San Vittore, accusato di tentato omicidio.

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