In questo angolo di Sicilia, poco sembra essere cambiato da quando Sacha e Camilleri tra pessimismo ed ironia, raccontavano una realtà immobile e ne denunciavano i mali atavici. Ad Agrigento, tra i templi che conservano i segni di civiltà gloriose su una valle rigogliosa estesa fino al mare, i lavori restano eternamente in corso che si tratti di viadotti come il Morandi dei Cantieri sulla statale che porta qui da Palermo o dei parcheggi in cui i turisti dovrebbero lasciare auto e camper per avviarsi a piedi alla riscoperta di bellezze che la nomina di capitale della cultura 2025 dovrebbe valorizzare. Invece, questa è e rimane la città dell'eterna incompiute delle contraddizioni e dei ritardi che spingono a volte ai lavori frettolosi come il rifacimento del manto stradale sui 3 km della via Petrarca per coprire al meglio le buche alla vigilia dell'arrivo sabato scorso del presidente Mattarella. Risultato con le buche sono stati coperti anche tombini e saracinesche per l'erogazione dell'acqua e gli operai sono dovuti tornare al lavoro per correre ai ripari. Al di là dei tombini coperti, delle scritte sgrammaticate tanti problemi restano irrisolti nonostante i finanziamenti arrivati da Ministero e da regione a partire dalla crisi idrica. Ogni casa ha una cisterna e in alcuni quartieri l'acqua arriva ogni due settimane. Poi ci sono le strade da sistemare i marciapiedi da mettere in sicurezza i bus navetta da organizzare. Il 2025 è iniziato e i lavori no. Il centro storico vetrina della città ha intere zone ancora in stato di degrado abbandono sporcizia. Nel quartiere Santa Croce, le macerie della frana del 60 non sono state mai rimosse. Fra case pericolanti e transenne ad indicare il pericolo di nuovi crolli. Gli operatori turistici tentano di escludere quest'area dalle visite guidate ma non è facile perché alberghi e b&b sono vicinissimi. Il sindaco preferisce non commentare ed intanto la regione ha avviato una cabina di regia per realizzare gli interventi più urgenti.