Formalmente è stato scarcerato per un errore procedurale, l'assenza cioè della richiesta di arresto anche da parte del Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un cavillo giuridico che ha portato il Procuratore Generale della Cassazione a chiedere di revocare l'arresto definito "irrituale" di Najeem Osema Almasri Habish, il direttore del carcere di Mitiga, vicino Tripoli, tristemente noto per le torture subite dai migranti. Lo aveva fermato e portato nel carcere delle Vallette a Torino dove Almasri si trovava per vedere la partita Juventus-Milan il 18 gennaio, la Digos in esecuzione di un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale che accusa Almasri di crimini contro l'umanità e ne chiede l'ergastolo. Il generale libico però, anziché essere consegnato al tribunale dell'Aja nel giro di qualche giorno è tornato in libertà ed è stato rimpatriato in Libia, a bordo di un cargo italiano decollato dall'aeroporto di Caselle. Il tutto a poco più di una settimana dalla scarcerazione e l'invio in Iran dell'uomo dei droni Mohammed Abedini in cambio della scarcerazione di Cecilia Sala. A decidere di rimettere in libertà il capo della polizia giuridica libica, i giudici della Corte d'Appello di Roma che hanno accolto la richiesta del PG della Cassazione, il perché sarebbe proprio nella norma che riguarda l'esecuzione degli arresti su mandato della Corte Penale Internazionale e che prevede la competenza esclusiva del Ministro della Giustizia. Ministro che però nel caso di Almasri sarebbe stato informato solo dopo il fermo e non prima, così mentre via Arenula è informata dell'avvenuto arresto Il 20 gennaio, nelle scorse ore precisava con una nota di stare ancora valutando il complesso carteggio per la trasmissione della richiesta della Corte Penale Internazionale al Procuratore Generale, non essendo nel frattempo arrivata alcuna richiesta su Almasri, lo stesso PG della Cassazione ha chiesto e ottenuto di far cessare l'arresto "irrituale" non ricorrendo le condizioni per la convalida.