Vanda e Remo, 82 anni. Hanno passato giornate intere con i tre robot, si sono fatti accompagnare durante la spesa, o più semplicemente, si sono fatti versare un bicchiere d’acqua. “A me è quello di aver preso la bottiglia e avermela portata. Il gesto più bello è stato quello”; “ha colpito di più”; “un gesto utile”. Un gesto che poi così semplice non è. Ce lo spiega il papà di Doro, il professor Filippo Cavallo, responsabile del progetto. “È un tipico gesto di manipolazione, quindi un robot che compie un’azione fisica, che poi è quello che le persone che hanno testato il robot maggiormente si aspettavano, perché quando pensano al robot si aspettano un robot che sia in grado di fare un’azione fisica. Qui si vede un po’ nel complesso tutta la catena della manipolazione, che parte con la percezione robotica, in cui il robot riconosce la bottiglia, riconosce prima dove andare e con chi interagire”. “Prendi la bottiglia per favore”. La prendo io, questa volta Doro la porge a me.