I politici sono come le banche, li devi usare e ogni volta che li usi paghi, non c'è l'amicizia in politica. L'imprenditore Paolo Arata spiegava così al figlio Francesco, nel settembre del 2018, i metodi per ottenere quanto volevano dai parlamentari che avevano sponsorizzato. L'intercettazione captata dagli investigatori della DIA di Trapani è alla base delle contestazioni dei magistrati di Roma nell'inchiesta contro l'ex sottosegretario leghista Armando Siri, accusato di corruzione. Insomma, secondo gli inquirenti, una ricerca spasmodica da parte degli Arata di sponde politiche per ottenere provvedimenti utili al loro business, il mini eolico e le fonti rinnovabili, e poi il riferimento a quella promessa in denaro, circa 30 mila euro, che Arata avrebbe fatto all'ex sottosegretario alle infrastrutture Siri in cambio di favori. Secondo gli inquirenti la nomina di Siri a sottosegretario sarebbe stata sollecitata attraverso due canali. Da una parte Gianni Letta e Silvio Berlusconi, dall'altra il cardinale Raymond Leo Burke, perché i favori di cui hanno bisogno gli Arata si possono ottenere - questa è l'ipotesi degli inquirenti - solo se Siri riesce ad avere un ruolo di primo piano a livello governativo. Proprio in questo ambito si concentra il lavoro di ricerca di sponsorizzazione dell'imprenditore in favore dell'esponente leghista. In un'intercettazione Arata dice al figlio Francesco, anche lui indagato a Roma, di aver sponsorizzato, tramite Gianni Letta, Siri a Silvio Berlusconi che lo avrebbe addirittura chiamato. Paolo Arata si spinge anche a dire che Salvini lo avrebbe chiamato a casa, non risultano però, precisa la DIA, telefonate tra Arata e Salvini. Dalle carte emerge anche il tentativo, poi fallito, di arrivare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché appoggiasse la candidatura di Siri, tramite l'ambasciatore americano in Italia. Per questo avrebbe chiamato il cardinale Raymond Leo Burke, che però gli avrebbe detto di non essere in grado di aiutarlo.