Un cardinale, un attico, un ospedale, il Vaticano, centinaia di migliaia di euro contesi, un processo che si svolge sotto il cupolone di San Pietro. Ce n’è abbastanza per appassionare chiunque in questa storia che sta arrivando alla conclusione o almeno alle prime certezze giudiziarie. L’attico del cardinale Tarcisio Bertone, che sorge accanto al piccolo appartamentino in cui ha scelto di vivere Papa Francesco, fa discutere da molto tempo. Il processo, forse, si concluderà sabato. Intanto, il promotore di giustizia del Vaticano ha chiesto una condanna: tre anni per l’ex potentissimo direttore dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, Giuseppe Profiti; assoluzione per insufficienza di prove per l’altro imputato, il tesoriere Massimo Spina. Il cardinale Bertone in questo processo non è stato indagato, ma i 422.000 euro usati da Profiti per la ristrutturazione dell’attico – il cardinale da sempre sostiene di non averne mai saputo nulla – sono stati tolti al suo uso istituzionale: le cure per i bambini dell’ospedale di proprietà del Vaticano. Il promotore di giustizia l’ha definita una vicenda desolante, caratterizzata da opacità, silenzi, pessima gestione della cosa pubblica. Secondo la difesa di Profiti, i soldi servivano per permettere che l’attico diventasse anche un luogo per raccolta fondi di grandi investitori per il Bambino Gesù. La nuova presidente, voluta da Bergoglio, Mariella Enoc, ha detto che per riavere quei soldi ha tentato di attivare il cardinal Bertone, ma che lui ha sostenuto di non saperne nulla e, alla fine, ha dato 150.000 euro definendolo un atto di generosità. Lei, infine, non ha dato seguito al progetto del fundraising perché – ha detto – non è nel mio stile fare raccolta fondi organizzando cene a casa di cardinali o di altre personalità.