La motonave Visalli della Guardia Costiera entra nel porto di Bari alle 15:30, cinque ore dopo essere salpata da Shengjin, a bordo i 12 migranti egiziani e bengalesi sballottati ormai da giorni da una parte all'altra del Mediterraneo. Erano arrivati in Albania mercoledì a bordo di Nave Libera della nostra Marina Militare; avrebbero dovuto inaugurare i due centri nati dall'accordo tra Roma e Tirana, ma già dai controlli nel hotspot di Shengjin, si era avuto sentore che le cose non sarebbero andate come previsto. Quattro dei 16 arrivati erano stati rimessi sulla Libra, due in quanto minorenni, gli altri invece per le loro precarie condizioni fisiche: non rispettavano in pratica due dei tre requisiti per essere ammessi al protocollo, la maggiore età e la non vulnerabilità. A svuotare completamente e dopo appena 72 ore il centro di Jader dove erano stati nel frattempo trasferiti i 12 migranti rimasti, sarebbe stato il terzo requisito: la provenienza da Paesi sicuri. Egitto e Bangladesh non lo sono secondo una recente sentenza della Corte europea di giustizia contestata dal nostro governo. Da qui, la decisione della sezione immigrazione del tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento di 12 migranti in Albania e di ordinarne il trasferimento in Italia. Ora, almeno per un po' rimarranno sulla terraferma nel centro richiedenti asilo del capoluogo pugliese dove, con ogni probabilità, faranno ricorso contro il no alla richiesta di asilo ricevuto in Albania dalla nostra commissione ministeriale.