Il materassino della culla non avrebbe rilevato il peso del bambino non facendo scattare il meccanismo che riscalda l'incubatrice e fa partire l'allarme telefonico. Questa è la prima verità emersa dagli accertamenti tecnici effettuati nei locali adiacenti alla Chiesa di San Giovanni Battista a Bari in cui da 10 anni ha ospitato una versione moderna di quella che un tempo veniva chiamata la ruota sotto sequestro dal 2 Gennaio scorso quando vi fu ritrovato il corpo senza vita di un bambino morto come avrebbe poi rivelato l'autopsia per ipotermia. Agli accertamenti, oltre ai magistrati, ai consulenti, ha preso parte anche Don Antonio Ruccia indagato assieme ad un tecnico manutentore per omicidio colposo. Il parroco ha sempre sostenuto che il sul cellulare unico dispositivo collegato al sistema d'allarme, quel giorno non abbia squillato come successo invece nelle precedenti circostanze che hanno permesso di salvare due neonati. Un particolare che sarebbe stato in effetti confermato dai consulenti che avrebbero accertato il funzionamento dell'alimentatore che dà l'impulso al cellulare sostituito a dicembre come raccontato dal tecnico indagato, e della scheda SIM. Ma l'inchiesta della procura comprende anche un secondo filone nel quale si ipotizza al momento contro ignoti, l'accusa di abbandono di minore seguito dell'evento morte e che mira ad identificare chi abbandonò il piccolo di poche settimane sottopeso disidratato e trascurato, come accertato dall'autopsia che non ha invece stabilito con certezza se fosse ancora vivo. Per motivi di privacy, il locale che ospita la culla è sprovvisto di telecamere, ma si stanno analizzando i filmati registrati da quelle presenti nella zona.