Ieri ho ricevuto una lettera, le lettera del signor Elio, padre di un ragazzo affetto da autismo. Nella lettera c'era tutta la difficoltà di un genitore alle prese con una situazione difficile e resa ancora più complessa dall'emergenza che stiamo vivendo nel nostro Paese. Come Capo Dipartimento so che il nostro Servizio nazionale della Protezione civile ha le risorse, le competenze e le professionalità per supportare, prendersi cura e aiutare queste persone. Ho parlato a lungo con il signor Elio e gli ho manifestato tutto il mio sostegno e quello dei volontari di Protezione civile che in Italia operano con professionalità, proprio al fianco delle persone più fragili. Quel papà, nel ringraziare me e il sistema di Protezione civile, ha deciso di indirizzarmi un'altra lettera che vuole condividere con tutti quanti noi. Sarebbe impossibile leggerla tutta per intero. Ci sono parole di dolore, ma nemmeno per un attimo quei sentimenti dolorosi riescono a far vacillare l'amore e la speranza che quel padre nutre e custodisce. Queste sono le parole che il papà ha dedicato al suo ragazzo: “Da allora - da quando al figlio è arrivata la diagnosi di autismo - abbiamo fatto ancora altri viaggi. Ogni volta che preparavamo le valigie, dentro lasciavamo sempre uno spazio. Perché quello spazio? Come l'abbiamo definito noi, era lo spazio riservato alla speranza.” Spero davvero che le parole di questo padre, che è solo uno dei tanti genitori o familiari di persone che, oltre alla crisi attuale, ogni giorno affrontano piccole e grandi sfide personali, siano un esempio e uno sprone per tutti quanti noi.