Un fotogramma delle telecamere interne ad un resort a Marbella confermerebbe che Giacomo Bozzoli, il 30 giugno scorso, era nel sud della Spagna come raccontato agli inquirenti dalla compagna. Il trentanovenne è latitante, da quando la Cassazione lo ha condannato definitivamente all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario gettato in un forno della fonderia di famiglia l'8 ottobre del 2015. Il fotogramma è parte di un filmato di cui la Procura di Brescia ha chiesto l'acquisizione attraverso rogatoria internazionale. Gli inquirenti aspettano di visionare il materiale video che potrebbe rappresentare la prima prova concreta alle dichiarazioni della receptionist lo stesso resort e a quelli della compagna di Bozzoli. La donna per quattro ore è stata sentita dagli inquirenti sul viaggio con il marito prima della definitiva latitanza. La compagna e il figlio sono rientrati in Italia il 5 luglio scorso e avrebbero trascorso una decina di giorni tra Cannes, Valencia e Marbella raggiunte con l'auto fotografata a Desenzano del Garda. Era una vacanza non una fuga ha detto la donna. Però Giacomo Bozzoli per la vacanza aveva lasciato a casa il suo cellulare. Poi il pronunciamento della Cassazione; dal primo luglio ufficialmente è latitante. Bozzoli ci sarebbe separato dalla compagna alla quale ha raccontato di aver viaggiato in treno e in autostop per tornare in Italia. Non si esclude che Bossoli possa essersi imbarcato su una nave verso qualche paese per poi raggiungere quelli privi accordi di rogatoria internazionale in ambito penale. Sono nove i Paesi in cui è possibile rifugiarsi per evitare l'estradizione. Le Seychelles, il Nepal, la Cambogia, la Malesia, Capo Verde, la Namibia e il Madagascar, la Giamaica e il Belize. Difficile che Bozzoli sia già in uno di questi piuttosto in viaggio per raggiungere un nascondiglio sicuro.