È il 14 febbraio. Qui, su via Andronico, nel quartiere bene della Balduina, Roma nordovest, si apre una maxi voragine, circa 20 metri di altezza, accanto a un cantiere edile. Almeno sei macchine inghiottite, per fortuna nessun ferito, ma tanta paura. Ora, a nemmeno un mese e mezzo di distanza, nello stesso quartiere la paura torna. Un chilometro più in là un’altra voragine, questa volta sotterranea, scoperta solo per caso dagli operai dell’Italgas durante alcuni scavi. Vigili del fuoco avvisati, strada chiusa e traffico deviato fino alla messa in sicurezza. Ma non è un caso isolato. Nello stesso giorno, solo qualche ora prima, un fatto analogo aveva interessato un altro quartiere, Monteverde, sempre Roma ovest, ma più a sud. I vigili del fuoco stavolta erano stati chiamati dai residenti, allarmati da alcuni segnali, e avevano, appunto, trovato sotto il manto stradale un’altra voragine di almeno 30 metri quadrati. Situazioni pericolosissime, non sfociate in tragedia, e solo per fortuna, e che si ripetono ormai con eccessiva frequenza. Qui, ad esempio, siamo sulla Gianicolense, vicino alla stazione di Trastevere. Quindici giorni fa un’enorme buca risucchia una macchina. Sei giorni fa, invece, le macchine rimaste in bilico erano state due dentro un’altra fossa apertasi sulla circonvallazione Appia. La questione sta ormai diventando un caso anche politico nella Capitale, con accesi scontri tra maggioranza e opposizione. Bisogna certamente capire quali siano le cause, se legate, per esempio, alle copiose perdite della rete idrica o ad altro. Intanto, l’obbligata chiusura dei tratti interessati dai crolli non aiuta certo la circolazione, già ingolfata di recente per le buche sparse sull’asfalto di tutto il territorio cittadino.