Caccia a Unabomber, riaperte le indagini

19 mar 2024
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Una lunga serie di attentati dinamitardi compiuti in Veneto e Friuli-Venezia Giulia tra il 1994 e il 2006 da un misterioso bombarolo identificato con l'appellativo di Unabomber. Il dinamitardo colpiva con regolarità. I suoi attentati, almeno apparentemente, miravano a ferire ma non ad uccidere. La sua strategia, priva di un chiaro movente, consisteva nel trasformare piccoli oggetti di uso comune come pennarelli, confezioni di uova, tubetti di maionese e candele in micidiali trappole esplosive, collocate in luoghi aperti al pubblico. Ordigni destinati a vittime casuali. In 12 anni Unabomber ha ferito gravemente cinque persone, tra le quali due bambine. Numerosissimi sono stati i sospettati ma la svolta arrivò il 26 maggio 2004 quando venne ufficialmente posto sotto indagine l'ingegnere Elvo Zornitta, residente ad Azzano Decimo, in provincia di Pordenone. Tra gli indizi a suo carico la compatibilità tra le lame di un paio di forbici sequestrate all'ingegnere e i tagli sul lamierino dell'ordigno, rinvenuto in una chiesa di Portogruaro, del Veneziano. Il 16 gennaio 2007 l'avvocato Maurizio Paniz ribaltò il risultato della perizia, ipotizzando che una piccola striscia del lamierino fosse stata tagliata con le stesse forbici dopo il sequestro. Successive analisi confermarono queste ipotesi. A finire sotto inchiesta fu l'agente di polizia Ezio Zernar, sospettato di aver truccato la prova allo scopo di incastrare Zornitta, il cui fascicolo fu archiviato il 2 marzo 2009, su richiesta della procura. Nuovi importanti elementi potrebbero emergere dai test genetici cui sono stati sottoposti 10 reperti sequestrati negli anni insieme ad altri oggetti dell'ambito della riaperta inchiesta sugli attentati dinamitardi attribuiti a Unabomber. Gli esami consentiranno di stabilire se sia possibile o meno identificare, attraverso gli stessi oggetti, il responsabile o i responsabili dei delitti commessi tra il 1994 e il 2006. Per poter procedere la procura di Trieste ha riaperto le indagini per 11 persone, già considerate nel corso dei procedimenti avviati all'epoca e successivamente tutte archiviate. Agli undici indagati si aggiungono altre 21 persone che non risultano sotto indagine, alle quali è stato però chiesto di rendere disponibile il proprio DNA.

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