Voto di scambio all'ombra del Vesuvio. Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio e il Comune di Cercola, dove si è votato l'anno scorso. E dove, secondo l'inchiesta coordinata dalla DDA di Napoli e condotta dai Carabinieri, venivano offerti 30 euro per un voto al primo turno, 20 per il ballottaggio. Questo il tariffario perché, come si legge nelle intercettazioni: tanto quella è gente che si puzza di fame, cioè povera. Voto di scambio a prezzi irrisori, frutto di un accordo tra politica e camorra, ma quasi la metà degli elettori poi non vota come promesso, tanto da generare accuse e tentativo di recuperare i soldi. "Le mafie votano e fanno votare. Le mafie non hanno ideologia, non sono né destra, né di sinistra, né di centro. Le mafie votano al miglior offerente. Quindi si tratta solo di una predisposizione da parte di chi si candida, per fare questo tipo di voto di scambio. Perché se le mafie offrono, c'è qualcuno che compra." "Una delle indagate ha una sentenza passata in giudicato per 416Bis, appartenente al clan Fusco-Ponticelli. Sono coinvolte anche appartenenti al clan De Micco-De Martino, tutti riconducibili al cartello di Mazzarella, con il sistema di democrazia all'asta". Sette gli arresti. Tra questi ci sono Sabino De Micco, consigliere della Municipalità 6 con Fratelli d'Italia, la sorella Giusy De Micco, candidata, ma non eletta, con Europa Verde, Antonietta Ponticelli, figlia dell'ergastolano Gianfranco Ponticelli ritenuto a capo del clan omonimo. La donna si presentò come rappresentante di lista all'ufficio elettorale con le deleghe per ritirare oltre 30 tessere. In tutto 15 indagati, c'è anche il candidato sindaco PD Antonio Silvano, non è letto. E in un'intercettazione si chiede un ipotetico futuro sostegno alla Lega alle prossime europee.























